Pfizer, la Uil: "L’azienda non lascerà Catania"

Pfizer, la Uil: “L’azienda non lascerà Catania”

A margine del tavolo tenuto in prefettura

CATANIASi è tenuto presso la Prefettura di Catania un atteso confronto tra i vertici della Pfizer, le autorità locali e le sigle sindacali per discutere il futuro dello stabilimento farmaceutico etneo. Al termine dell’incontro, i segretari di Uil e Uiltec Catania, Enza Meli e Alfio Avellino, hanno espresso cauto ottimismo riguardo alla permanenza della multinazionale sul territorio, pur ribadendo la necessità di investimenti concreti.

L’impegno della multinazionale

Al centro del colloquio con l’amministratore delegato di Pfizer, Giuseppe Campobasso, vi era il destino dei 546 dipendenti a tempo indeterminato e dei 91 contrattisti in somministrazione. “Abbiamo chiesto ai vertici della Pfizer ed ottenuto un impegno preciso: la multinazionale non lascerà Catania”, hanno dichiarato Meli e Avellino. Una rassicurazione importante per una realtà produttiva definita fondamentale dalla stessa Prefettura per l’impatto sociale ed economico sull’intera provincia.

Mercato e prospettive industriali

Nonostante la volontà di restare, l’azienda ha evidenziato alcune criticità strutturali. Il sito catanese è specializzato in farmaci con brevetto scaduto, un segmento che attualmente registra tendenze di vendita al ribasso. Sebbene la direzione abbia rassicurato che per il momento la situazione non desta preoccupazioni immediate, resta l’incertezza sulla possibilità di attivare nuove linee di produzione.

La richiesta di investimenti all’avanguardia

Il sindacato ha sottolineato come la tenuta occupazionale non possa prescindere da una modernizzazione tecnologica del sito. “Servono apparecchiature all’avanguardia, che sinora non abbiamo visto, per dare prospettive certe e migliori allo stabilimento”, si legge nella nota di Uil e Uiltec. Le parti sociali si sono dette pronte a proseguire il confronto per individuare soluzioni di rilancio che possano non solo salvaguardare gli attuali posti di lavoro, ma anche creare nuove opportunità occupazionali attraverso una programmazione industriale di lungo periodo.

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