PALERMO – Il primo bando risale al 23 giugno del 2014. Stando alle parole del presidente della Regione Rosario Crocetta e dell’allora assessore alla Formazione Nelli Scilabra, si trattava di un passo “storico” per il governo regionale: vedevano la luce i famosi tirocini del Piano giovani, destinati a migliaia di siciliani compresi tra i 25 e i 35 anni, e presto coinvolti nella fallimentare gara di velocità del click day. Un progetto enorme, inizialmente, con uno stanziamento previsto di circa 18 milioni di euro. Dopo due anni, arrivano i primi soldi: 1,8 milioni di euro che serviranno per pagare tirocinanti e aziende. E mettere una pezza sul fallimento. Un decimo, dei soldi previsti, per il momento.
Il “flop day”
Tra il 14 luglio e il 5 agosto del 2014 “salta tutto”. Solo in pochi riescono ad accedere al servizio informatico, mentre tanti altri ragazzi restano fuori. Penalizzati, si legge nel decreto dell’assessorato all’Istruzione del primo luglio scorso, dai “noti malfunzionamenti del sistema adottato dalla società Ett”. Un sistema che va in “tilt” facendo esplodere non solo la rabbia dei giovani, ma anche mezzo governo regionale. Che in quei giorni doveva “reggere” il conflitto fortissimo tra l’ex dirigente Anna Rosa Corsello (accusata per i ripetuti ‘affidamenti diretti’ alla Ett) e l’assessore Nelli Scilabra sulla quale – durante una drammatica seduta in commissione Lavoro all’Ars – caddero i sospetti della burocrate, soprattutto in riferimento alle potenziali assunzioni in Italia Lavoro, azienda coinvolta nella gestione dell’Avviso.
La guerra alla Regione
Salta tutto, in quei giorni. Disarcionata, ma solo per pochi mesi, Anna Rosa Corsello che tornerà al dipartimento Lavoro, da dove pubblicherà un nuovo avviso sui corsi, prima dell’uscita definitiva e più recente a causa di qualche guaio giudiziario. Lascerà la giunta, invece, Nelli Scilabra, sacrificata da Crocetta in occasione di uno dei tanti rimpasti.
I soldi a 300 giovani su 800
In mezzo al caos, i giovani del “Piano”. Stritolati tra due tirocini andati male. Alcuni di loro hanno preso parte al periodo di “prova” in azienda: 800 nel corso della finestra di luglio. Ma di questi, solo in 300 vedranno la borsa di studio da 500 euro mensili per sei mesi. Lo stesso vale per le aziende che hanno “ospitato” gli under 35 e alle quali andava un “bonus” per ogni tirocinio.
E gli altri 500? Semplicemente non hanno “attualizzato” la loro posizione. O, per meglio dire, non hanno espressamente indicato la volontà di ricevere quella borsa di studio. Qualcuno ha anche rifiutato l’assegno. Il motivo? In tanti – spiegano dall’assessorato Formazione – erano riusciti a ottenere un tirocinio tramite Garanzia giovani, di fatto quindi rinunciando agli effetti previsti dal Piano. Altri, invece, molto probabilmente non si saranno accorti dell’avviso che li invitava a “precisare” di voler accedere al contributo.
Intanto, ecco i soldi: quasi 1,8 milioni di euro che verranno previsti nell’esercizio finanziario corrente e nel prossimo. Ai ragazzi andranno complessivamente 1,1 milioni di euro, mentre alle aziende andranno quasi 700 mila euro. I nomi, quindi, ci sono. In un secondo momento, è specificato nello stesso decreto del dirigente generale Gianni Silvia, si passerà al pagamento dei tirocini del 5 agosto. Quello del “flop day” che fece saltare tutto. E lasciò tanti giovani dietro la porta.
In quei giorni, infatti, sul tavolo del presidente della Regione arrivò anche una relazione tecnica di Sicilia e-Servizi. Un report che ha messo in evidenza come il 54 per cento di chi si era già iscritto al sito non fosse riuscito a “collegarsi” con le aziende per colpa del black out del sistema. Condizione che, per l’amministratore unico Ingroia, non ha garantito a tutti le stesse opportunità. Così, in un primo momento, l’esecutivo aveva deciso di annullare le selezioni avvenute sia a luglio che ad agosto. Salvo poi ripensarci. “I giovani – disse in quei giorni il presidente Crocetta – devono sapere che il governo tutela il loro diritto a partecipare e in modo trasparente. Su questo la posizione del governo è unitaria, a partire da me e dall’assessore Scilabra”. Poi, l’oblio. Interotto solo da una trafile di accuse, pareri legali, incontri. Fino a questo “antipasto” di finanziamento. Dopo due anni, insomma, ecco i soldi. Per molti, ma non per tutti.