L’Italia è ancora fanalino di coda in Europa per le politiche a sostegno della famiglia, con una spesa pubblica in percentuale sul Pil (dati 2019) che è quasi la metà di quella dei paesi più avanzati: 1,84% in Italia contro il 3,44 in Francia. E la misura di contrasto alla povertà più importante per risorse (il reddito di cittadinanza), non ha per nulla favorito le famiglie.
Qualcosa sembra muoversi con l’introduzione del nuovo assegno familiare unico, ma c’è ancora strada da fare. Questo è quanto emerge dal Cisf Family Report, il rapporto dedicato alle “Politiche al servizio della famiglia”, edito da San Paolo che sarà presentato al Dipartimento Lumsa di Palermo il 12 aprile.
Politiche economiche a misura di famiglia
“Il Report 2023 del Centro Internazionale Studi Famiglia – spiega il professore Pino Zanniello docente di Docimologia – mette a fuoco nei primi capitoli il legame fondamentale tra politiche fiscali a favore della famiglia e giustizia, centrando la riflessione sull’equità orizzontale (e sugli articoli della Costituzione che fondano la protezione della famiglia e il principio della tassazione in corrispondenza della capacità contributiva e secondo un criterio di progressività)”. Perché “se è vero che sono cattive politiche familiari quelle che non tengono conto delle situazioni di povertà e di esclusione, nessuna politica economica può mai essere efficace se non è ‘a misura di famiglia’”, spiega ancora Zanniello.
Alla presentazione di venerdì 12 aprile intervengono Francesco Belletti, sociologo e direttore del CISF, Marco Cedro, docente di Diritto Tributario, Università LUMSA, Sergio Paternostro, docente di Economia Aziendale, Università LUMSA. L’evento, è promosso da Margherita Daverio, docente di Filosofia del diritto presso la sede di Palermo e membro del Comitato Scientifico del CISF, e da Vincenzo Schirripa, docente di Storia della Pedagogia presso la sede di Palermo.
La fragilità di molte famiglie
Basta solo un dato per comprendere la fragilità di alcune famiglie oggi e per spiegare perché gli indici di natalità sono i più bassi dal 1861: la percentuale di nuclei familiari a rischio di povertà a livello nazionale è del 20,1%, in presenza di tre figli tutti minori. Questa percentuale sale al 37,7%, e rimane alta anche se i tre figli non sono tutti minori (30,9%). Ma il più importante investimento per il contrasto alla povertà negli ultimi anni, il Reddito di Cittadinanza, era completamente sbilanciato a favore dei nuclei senza minori: erano il 63,5% dei percettori nel 2019, saliti poi addirittura all’87,4% nel 2021.
Occupazione femminile, Italia indietro
Altro dato: se la media dell’occupazione femminile in Europa è del 66,5%, con Germania, Svezia e Lituania sopra il 75%, l’Italia si attesta al penultimo posto, con il 52,5% delle donne occupate. Infine, in tema di asili nido e servizi all’infanzia, l’obiettivo della Conferenza di Lisbona, (il 33% di posti disponibili da raggiungere entro il 2010) è stato finora raggiunto solo in alcune regioni del Nord, come Lombardia e Emilia-Romagna, mentre al Sud le percentuali sono minori del 20%, con la Calabria al 12% e la Sicilia al 12,4%.