Colpisce questa foto e un po’ offre conforto, perché dà la misura della vicinanza, del calore umano, nel dolore di tutti. Colpisce e consola vedere il presidente Sergio Mattarella commosso – palermitano nobile, orfano di un fratello assassinato, uomo capace di trarre speranza dal dolore – mentre si china, nella fiera Genova, lì dove si celebrano i funerali delle vittime del ponte, come la più alta carica dello Stato nell’esercizio della sua funzione, come una persona colta nell’intimità del suo cuore.
Ci sono state le parole necessarie per i diciannove dei quarantuno coinvolti tragicamente nel disastro del Morandi di cui si sono celebrate le esequie. Le ha dette il cardinale Bagnasco, parlando di squarci, di ferite profonde. Le hanno dette, in forma di scroscio, gli applausi per i valorosi vigili del fuoco.
Ma la foto che resta, con le altre, più di altre, è forse l’immagine di un nobilissimo siciliano, con i capelli imbiancati, chino su quelle lacrime. Come fa un Presidente. Come anche un padre fa.
