Porto, ricorso contro l'appalto per il Molo di Levante

Porto, ricorso contro l’appalto per il Molo di Levante

La seconda classificata alla gara d'appalto si sarebbe rivolta al Tar. Nel frattempo, l'Autorità portuale si interroga anche sul bike sharing.

CATANIA – Per sapere chi dovrà fare i lavori per il consolidamento della diga foranea e il rifacimento del Molo di Levante del porto di Catania bisognerà ancora attendere. A deciderlo, infine, sarà il Tar di Catania a seguito di un ricorso che la seconda classificata alla gara d’appalto (importo a base d’asta: 61 milioni di euro) ha fatto contro l’aggiudicazione siglata dall’Autorità portuale. “Firmeremo il contratto non appena la questione di giustizia amministrativa si sarà risolta”, spiega a LiveSicilia Francesco Di Sarcina, presidente dell’Autorità di sistema. A fare ricorso sarebbe stato il raggruppamento d’imprese composto da Fincantieri – Comap – Nuo, classificatosi al secondo posto dopo il Consorzio Stabile Grandi Lavori in raggruppamento con Cosedil.

Si allungano così di un altro po’ i tempi che porteranno alla riapertura alla città del Molo di Levante che, da cronoprogramma allegato alla gara d’appalto, dovrebbero durare 900 giorni, più i 120 per la progettazione esecutiva. La prospettiva, però, è che al termine della lunga attesa il volto di una delle zone più amate del capoluogo etneo possa essere completamente diverso. Una passeggiata lunga due chilometri, fruibile dall’intera cittadinanza, a piedi o in bici. Magari con i mezzi a due ruote del bike sharing elettrico mai partito all’interno delle mura del porto.

Del bike sharing portuale si è parlato a lungo quasi dieci anni fa, quando le stazioni per le biciclette e le stazioni di ricarica per auto elettriche hanno fatto la loro comparsa nei luoghi individuati dal progetto. Dall’inizio di viale Kennedy, in corrispondenza della spiaggia libera numero 1, fino allo spazio antistante l’edificio che ospita la sede dell’Autorità portuale. “Il progetto valeva circa 500mila euro, nel suo complesso”, spiega Di Sarcina a LiveSicilia. L’attuale presidente dell’Autorità portuale ha ereditato anche questa, come molte altre faccende relative al porto etneo. Il tema, sin dagli anni in cui il ruolo che adesso è occupato da Francesco Di Sarcina era dell’ex presidente Cosimo Indaco, è stato: come integrare il bike sharing del porto con il resto della città?

“So che ci sono stati diversi abboccamenti con il Comune di Catania e che si è proposta la gestione del bike sharing del porto anche soggetti privati”, afferma Di Sarcina. Però i privati si sarebbero tirati indietro di fronte a una rete quasi esclusivamente interna all’area portuale. E le trattative con il pubblico, invece, sarebbero andate troppo per le lunghe, anche in virtù di una progettualità non aderente alle aspirazioni di mobilità sostenibile di una città metropolitana. “La soluzione sarà, probabilmente, una gestione integrata”.

Sempre se queste ciclostazioni, realizzate con fondi del progetto “Port Pvev” nell’ambito del programma operativo Italia Malta 2007-2013, sono ancora funzionanti. Dagli uffici dell’Autorità portuale sostengono che sì, ma un decennio di inutilizzo potrebbe averle trasformate in uno spreco di risorse. “Questo problema non mi era mai stato sottoposto prima di adesso – ammette il presidente dell’Autorità portuale – Non conoscevo i dettagli del progetto né quali fossero le condizioni. Quello che mi sento di promettere alla cittadinanza, però, è che non appena Catania avrà un nuovo sindaco ne parlerò con lui, per riuscire a fare tutto il possibile affinché cosa fare di bici e stazioni sia un tema da affrontare e risolvere“.


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