PALERMO – Marcello Dell’Utri potrebbe essere scarcerato. Tutto dipende dai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta.
La notizia è duplice. Innanzitutto si apprende che è in corso un processo di revisione nato dall’istanza dei legali di Dell’Utri. Quando La “Corte europea dei diritti dell’uomo” di Strasburgo dichiarò “improduttiva e ineseguibile” la condanna inflitta a Bruno Contrada gli avvocati dell’ex parlamentare di Forza Italia, Andrea Saccucci e Bruno Nascimbene, chiesero la scarcerazione ai giudici d’appello di Palermo, competenti per l’esecuzione della pena di Dell’Utri condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. I legali sono convinti che anche per l’ex senatore valga il principio stabilito dai giudici di Strasburgo secondo cui, il reato di concorso esterno in associazione ha avuto un’evoluzione giurisprudenziale successiva ai fatti contestati nel processo.
La Corte d’appello di Palermo ha detto no alla scarcerazione di Dell’Utri e i legali hanno fatto ricorso in Cassazione. I supremi giudici hanno dato ragione ai giudici palermitani, ma al contempo hanno stabilito che l’unica strada percorribile era quella della revisione. Detto, fatto. Da qui il nuovo processo a Caltanissetta per l’ex politico rinchiuso a Rebibbia. È malato, ma le sue condizioni sono state giudicate compatibili con la detenzione.
La seconda notizia è che la Procura generale ha chiesto la sospensione della pena per Dell’Utri sulla base della sentenza di Strasburgo su Contrada. Adesso la Corte d’appello dovrà decidere se accogliere la richiesta oppure attendere che la Corte europea si pronunci sul ricorso di Dell’Utri senza dare per scontata l’applicabilità del principio stabilito per l’ex poliziotto.