TRAPANI – Sono cominciate a Trapani le arringhe nell’ambito del processo scaturito dall’operazione antimafia ‘Scrigno’. L’udienza di questa mattina, davanti al collegio presieduto dal giudice Daniela Troja, ha visto l’intervento delle ultime parti civili. Il Tribunale ha consentito, ad apertura di udienza, all’avvocato Giulio Sorrentino, dell’avvocatura dello Stato, l’intervento quale rappresentante delle due parti civili presidenza della Regione Siciliana e Assemblea regionale siciliana. L’intervento doveva essere svolto nella precedente udienza e le due parti civili hanno rischiato la pronuncia di decadenza, cosa che il Tribunale non ha fatto: ha comunque ha “rimproverato” l’avvocatura dello Stato per non essere stata presente nell’udienza fissata per la discussione, considerato che all’udienza odierna era ancora previsto altro intervento di parti civili.
Gli interventi degli avvocati
Oggi infatti era previsto l’intervento dell’avvocato Marco Siragusa, per il Comune di Paceco: ha concluso in particolare anche sulla posizione relativa all’ex deputato regionale del Pd Paolo Ruggirello, per il quale i pm della Dda di Palermo, De Leo e Bettiol, alla scorsa udienza hanno chiesto una condanna a 20 anni per associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso. In particolare la parte civile Comune di Paceco ha evidenziato i contatti tra l’imputato e conclamati soggetti appartenenti a Cosa nostra, a proposito di “acquisto” del consenso elettorale. Le prime arringhe hanno visto l’intervento degli avvocati Laura Grado, per la posizione dell’imputato Vito D’Angelo, e Giuseppe De Luca, difensore di Nino Buzzitta. D’Angelo è accusato di essere stato il capo della cosca mafiosa presente sull’isola di Favignana, ma Grado ha sostenuto che “non vi è prova di questo suo ruolo”. Ha evidenziato che nelle intercettazioni di colloqui tra altri mafiosi, nel frattempo condannati nell’altro troncone del processo svoltosi col rito abbreviato, e dove si parla di “affari” sull’isola di Favignana, “non vi è alcun cenno rivolto a D’Angelo”.
Quegli affari a Favignana
Anche De Luca ha sottolineato l’assenza di contenuti riguardanti Buzzitta nelle intercettazioni. In particolare a proposito di una somma di denaro di circa tre mila euro, consegnata a Buzzitta dal mafioso Franco Virga, fasi che i carabinieri hanno seguito “in diretta”, denaro che per i pm era da ricondurre ad una tangente relativa ad appalti pubblici controllati dalla consorteria mafiosa sull’isola di Favignana. Il difensore dell’imputato, già in precedenza condannato per l’appartenenza a Cosa nostra, e per il quale i pm adesso hanno chiesto una condanna a 21 anni, ha evidenziato che alla data di consegna di questa somma, per il presunto appalto non era stata erogata all’impresa alcuna somma. Il difensore di Buzzitta ha insistito nel sostenere che il denaro era relativo all’acquisto da parte di Virga di un cavallo arabo.
De Luca ha poi fatto riferimento ad un incontro che nella fase dibattimentale ha assunto valore di prova d’accusa, e cioè un incontro tra Buzzitta e D’Angelo, “incontro – ha detto il difensore – che era così importante da non essere nemmeno citato nell’informativa dei carabinieri, un incontro da subito valutato senza importanza”. Buzzitta è imputato per essere stato assieme ai fratelli Virga, Pietro e Franco, e all’ex consigliere comunale Franco Orlando, a capo di Cosa nostra trapanese, “ma nelle vicende di mafia, come l’interesse elettorale, Buzzitta non compare mai…non era certamente un capo”. De Luca ha collocato l’imputato fuori dalle imputazioni. Prossima udienza il prossimo 17 marzo, per le altre arringhe che si concluderanno il 30 marzo. La sentenza è prevista per il 6 aprile.