PALERMO – Degli itinerari turistici in giro per la Sicilia, i dépliant informativi, la cartellonistica e i tour in biciclette neppure l’ombra. Solo belle parole e, secondo l’accusa, tante spese fasulle per incassare i finanziamenti della Regione siciliana.
I finanzieri del Nucleo speciale di polizia economico-finanziaria hanno arrestato l’imprenditore Antonio Fabbrizio, uno fra i più noti in città, capace ad ottenere finanziamenti pubblici. Quelli su cui si è indagato ammontano a 3 milioni e 200 mila euro, erogati nell’ambito del Por Sicilia 2000/2006. Deciso anche il sequestro di undici milioni che colpisce pure Massimo Daniele Iafisco, amministratore di Alimentaria Sicilia srl (la sua parte ammonta a cinque milioni di euro). Sequestrati anche due immobili a Fabbrizio, interdetto dall’esercizio delle attività imprenditoriali per un anno, in via Mariano Stabile e Pignatelli Aragana per intestazione fittizia. Solo lui finisce ai domiciliari perché, gestendo ancora interessi nel settore, potrebbe commettere altri reati.
Fabrizio è finito sotto inchiesta assieme ad altre tredici persone, tra cui imprenditori compiacenti, alcuni molto conosciuti, che avrebbero contribuito a quello che il giudice per le indagini preliminari Piergiorgio Morosini definisce un “vorticoso sistema di fatture per operazioni inesistenti”. Fabbrizio sapeva muoversi bene nelle maglie della burocrazia.
Secondo il procuratore aggiunto Sergio Demontis e il sostituto Andrea Fusco, Fabbrizio sarebbe il promotore di un’associazione a delinquere nata per commettere truffe e malversazioni attraverso le società Consorzio Cult e Consorzio Sistema Palermo. Questi reati sono andati prescritti. È rimasta in piedi, però, l’ipotesi di bancarotta fraudolenta della Alimentaria Sicilia srl.
Sono dieci i progetti fantasma: Sistema itinerario Isole Eolie, Città della montagna, Centro storico Catania, Centro storico Siracusa, Città del mare, Tindari, Torri e Castelli, Aquae Labodes, Alcesti due Mari, Servizi Musei. L’obiettivo era valorizzare il patrimonio culturale, artistico e ambientale siciliano ed invece i progetti duravano giusto il tempo di aprire una sede e incassare fondi senza che nessuno o quasi vi mettesse piede.
L’indagine dei finanzieri si è avvalsa anche della collaborazione di alcuni imprenditori che hanno confessato il sistema delle false fatture e delle denunce dei funzionari pubblici che avevano capito il trucco. “La Guardia di finanza – spiega il colonnello Cosmo Virgilio che guida il Nucleo di polizia economico-finanziaria – prosegue l’azione di contrasto agli sperperi di risorse pubbliche provenienti dai fondi europei, nazionali, regionali e locali e alle connesse condotte di reinvestimento illecito in beni e attività economiche, che rappresentano un rilevante danno non solo per il complessivo sistema degli incentivi alle imprese, ma soprattutto – conclude alimentano una concorrenza sleale e nocumento dagli operatori economici onesti e rispettosi delle regole”.
Il nome di Fabbrizio non è nuovo alle cronache giudiziarie. Livesicilia per primo, nel 2013, aveva raccontato che la Rps Consulting, di cui era legale rappresentante, aveva ottenuto un finanziamento di 5 milioni di euro dallo Stato e dalla Unione europea per costruire un impianto per la produzione di biocombustibili. Lo scorso novembre Fabbrizio è stato condannato a 5 anni dal Tribunale.
Nel 2014 era stata avviata l’indagine che ha portato all’arresto di oggi. Era addirittura nato un contenzioso fra il Consorzio Cult, il Consorzio Sistema Servizi e Musei e l’assessorato. I consorzi hanno ottenuto circa settecentomila euro dalla Regione attraverso un decreto ingiuntivo. Sarebbe stata l’amministrazione regionale a non rispettare le scadenze e gli accordi e dunque a non fare partire il progetto. Si trattava del denominato “Sistema Itinerario Torri e Castelli” che coinvolgeva i comuni di Terrasini, Isola delle Femmine, Capaci, Cinisi, Balestrate, Trappeto, Borgetto, Partinico, Torretta, Giardinello, Montelepre e Carini. Le convenzioni furono approvate il 22 gennaio 2008 con le firme dell’allora dirigente generale dei Beni culturali, Romeo Palma, Esterina Bonafede (ex assessore e allora legale rappresentante del Consorzio Cult) e Rolando Orlando (per il Consorzio Servizio Palermo Musei). Successivamente a prendere le redini dei Consorzi sarebbe stato Antonio Fabbrizio.
Nel maggio 2017 Fabbrizio si era scrollato di dosso con l’assoluzione l’accusa di essere stato un faccendiere. All’inizio dell’inchiesta la Procura avrebbe voluto arrestarlo, ma arrivò il no del Tribunale del Riesame dopo che anche il Gip respinse la richiesta di custodia cautelare. L’indagine era la stessa che aveva portato in carcere, tra gli altri, Francesco Graziano e l’avvocato Marcello Marcatajo (nel frattempo deceduto), che avrebbe riciclato i soldi sporchi dei clan mafiosi. L’accusa, che non ha retto al vaglio del giudice, era che avesse fatto da mediatore fra Francesco Graziano, una cooperativa romana e l’imprenditore di Alcamo Salvatore Di Leonardo per la costruzione di un residence a Marino, in provincia di Roma. Un appalto da 4 milioni e seicento mila euro su cui Graziano aveva cercato di mettere le mani prima e dopo che venisse arrestato per mafia nel giugno del 2014. L’affare non andò in porto perché Di Leonardo si rifiutò di lavorare con Graziano..