CATANIA – Un bando per i prossimi 25 anni di gestione dei servizi del porto di Catania e di Augusta, oltre che la costruzione della nuova Stazione marittima e del nuovo terminal crociere. Investimenti per 317 milioni di euro e un progetto di finanza, proposto da un raggruppamento di imprese di Palermo, che potrebbe vedere la luce. Basta questo contesto a rendere l’idea di quanto sia complicato il rapporto del capoluogo etneo con il suo mare. Ieri sera se n’è discusso in Consiglio comunale, a Palazzo degli elefanti, durante una seduta che, finché si è parlato dell’infrastruttura portuale cittadina, si è mantenuta ordinata.
Ad assistere al senato cittadino, ci sono i lavoratori del porto. Perché la clausola sociale del capitolato d’appalto prevede una premialità per i dipendenti dei servizi, ma non prevede l’obbligo di transitare da appalti vecchi al nuovo. A differenza di quanto accade per l’igiene urbana cittadina. Gli occhi di tutti sono quindi puntati sul presidente dell’Autorità di Sistema Portuale della Sicilia Orientale: Francesco Di Sarcina, seduto alla sinistra del sindaco Enrico Trantino, ospite del Consiglio, che attende con pazienza il suo turno per parlare.
La mozione per bloccare il bando
La mozione da votare è piuttosto impegnativa: portare l’amministrazione comunale a chiedere la sospensione della gara d’appalto per il project financing per la gestione dei servizi del porto. O, in subordine, quantomeno intercedere con l’Autorità portuale affinché proroghi i termini per la partecipazione, attualmente in scadenza il 29 dicembre 2023. Approvata: 19 favorevoli, nove contrari, un astenuto.
“Questa operazione presenta evidentissimi profili di criticità sotto il piano anti-concorrenziale”, comincia la consigliera Serena Spoto, Movimento per l’autonomia, proponente della mozione. È lei che, da settimane, si occupa del porto e tenta di portare il tema all’attenzione dell’aula consiliare. Ed è lei la prima firmataria di un documento che, in calce, contiene le sigle di parecchi altri senatori cittadini. Inclusi alcuni dei nove che, al momento de voto, oppongono un secco diniego.
“Si potevano spacchettare i 44 servizi che attualmente vengono offerti in questo bando, affidarli singolarmente e permettere a molte più aziende, anche piccole, di partecipare”, sottolinea Spoto. Invitando l’amministrazione a fare una segnalazione “all’Anac e all’Antitrust, per verificare che tutto sia avvenuto in trasparenza”.
Gli interventi in aula
Invito condiviso e sostenuto anche da chi parla dopo di lei: Graziano Bonaccorsi, del Movimento 5 stelle; Orazio Grasso, sempre Mpa; Piermaria Capuana, Forza Italia; Damien Bonaccorsi, Partito democratico. Un interesse rilanciato da una parte all’altra dell’aula. Tra l’imbarazzo di chi, invece, sapeva che sollecitare l’intervento dell’amministrazione avrebbe significato mettere in discussione l’operato del sindaco Enrico Trantino.
È il primo cittadino in persona a rispedire al mittente ogni accusa di lentezza nell’affrontare l’argomento. “Garantisco che il rapporto con l’Autorità portuale è serrato e proficuo. Nel rispetto delle competenze di ciascuna istituzione”. Per chi difende il bando, la faccenda è di semplice soluzione: le attività gestionali del porto di Catania non sono di competenza del Consiglio comunale né della giunta. Riguardano, invece, solo l’Autorità portuale. E, di conseguenza, il suo presidente. “Sull’apertura del porto alla città, d’altro canto, ci saranno presto delle novità – afferma il sindaco – Ma non vi spoilero cose che saremo in grado di spiegare meglio nei prossimi giorni”.
La risposta di Di Sarcina
Lo “spoiler”, cioè l’anticipazione, ha a che fare con il nuovo piano regolatore del porto di Catania. Un progetto che dovrebbe essere ormai sul punto di vedere la luce, dopo una gestazione poco più breve del futuribile Prg del territorio comunale. “Questo bando, invece, non ha nessuna significativa refluenza sulla città – sostiene Di Sarcina, prendendo la parola nel silenzioso Consiglio comunale – se non per la questione delle crociere. Certo, ci sono prospettive di lavoro. E le prospettive di lavoro si possono aprire in vari modi. Il project financing è uno di questi, nonché uno strumento previsto dalle leggi italiane”.
Più nello specifico, sulle ricadute occupazionali Francesco Di Sarcina non ha dubbi: “Buona parte del lavoro sarà dato in sub-appalto. Ed è chiaro che sarà così, perché se vinceranno aziende di fuori città non potranno che fare affidamento sulle maestranze locali”.
Il tema politico
La risposta del presidente dell’Autorità portuale chiude il dibattito e serve a preparare il voto. “Ciascuno con le sue competenze”, ha detto Trantino in aula. Lasciando chiaramente intendere di non volere che Palazzo degli elefanti tentasse di appropriarsi di prerogative non sue. Così la maggioranza si spacca.
L’unico astenuto è Giuseppe Gelsomino, consigliere comunale di Prima l’Italia e, in quest’occasione soprattutto, assessore comunale alle Attività produttive. Del suo stesso partito, gli altri votano no: Giuseppe Musumeci, Andrea Cardello, Valentina Saglimbene e Maurizio Zarbo.
Le altre opposizioni alla mozione promossa dagli autonomisti arrivano dalle file che si serrano attorno al sindaco da Fratelli d’Italia: Antony Manara, Andrea Barresi, Giovanni Magni, Paola Parisi. E Giovanni Curia, di Trantino sindaco. Dai meloniani arrivano, però, anche due sì: sono quelli di Erio Buceti e Alessandro Campisi.
All’esito del voto, l’ordine che fin lì ha regnato si interrompe. Iniziano i mormorii. Il sindaco va via, il presidente dell’Autorità portuale pure. Sul porto si rompe la maggioranza. E di quello che accadrà al di là degli Archi della marina si continuerà a parlare anche in piazza Duomo.