Enna, “sfrutta la prostituzione della compagna”: condannato - Live Sicilia

Enna, “sfrutta la prostituzione della compagna”: condannato

La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico Francesco Paolo Pitarresi: l'imputato può ricorrere in appello
TRIBUNALE DI ENNA
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ENNA. Secondo il Tribunale di Enna, sarebbe stato cosciente della prostituzione della convivente. E ne avrebbe approfittato per guadagnarci, facendo da “protettore”. Per questo il quarantaduenne ennese D.S. è stato condannato a 1 anno 6 mesi di reclusione, con l’accusa di sfruttamento della prostituzione.

La sentenza di primo grado è stata emessa dal giudice monocratico Francesco Paolo Pitarresi. D.S. avrebbe garantito “la sua rassicurante presenza ogni volta che era necessario”. Anche accompagnando la donna nei luoghi dove esercitava la prostituzione e interessandosi dei contatti.

Secondo il giudice, intercettazioni e materiale raccolto dalla polizia dimostrerebbero, oltre ogni ragionevole dubbio, che l’uomo ha “favorito e sfruttato la prostituzione della convivente”. Gli annunci venivano pubblicati in un portale per incontri sessuali a pagamento. L’imputato è difeso dall’avvocato Gianpiero Cortese.

I fatti scoperti dalla squadra mobile di Enna

I fatti risalgono al periodo da gennaio a giugno del 2019 e avrebbero come teatro la città di Enna, alcuni appartamenti del centro e anche alcune feste. Come quella per il pensionamento di un ennese a cui i colleghi avrebbero voluto riservare un “regalo speciale”.

In alcune circostanze, lui avrebbe chiesto alla ragazza di mandargli le foto dei clienti per capire se fosse il caso di rimanere in zona a vigilare durante i rapporti o meno. Altre volte la donna si sarebbe sfogata, parlando con dei clienti. Come con l’ottantacinquenne “Mariuccio”, a cui avrebbe raccontato che il suo compagno era assolutamente consapevole che lei facesse la escort, e che i soldi servivano a entrambi.

“Siamo andati avanti grazie a me, ti faccio finire in galera”

Altre volte avrebbe parlato con lo stesso D.S., litigando con lui e rinfacciandogli che erano andati avanti grazie a lei e che, se lui l’avesse offesa nuovamente, l’avrebbe fatto “finire in galera”. Lui, dal canto suo, avrebbe prospettato ai clienti la possibilità di far venire anche altre ragazze da Catania, perché tanto “da Catania scappano perché c’è la fame… perché ci sono quelle della Russia”.

La sentenza di primo grado del giudice monocratico di Enna è stata depositata ed è teoricamente impugnabile in appello. Da quanto trapela la sentenza non sarebbe stata ancora impugnata. Potrebbe divenire irrevocabile, ma attualmente sono ancora aperti i termini.


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