Il terremoto di Villa Sofia è evidente. Le inchieste giornalistiche hanno documentato i disservizi del Pronto Soccorso. Il direttore si è autosospeso. Né vale la giustificazione: sapete, abbiamo molte urgenze…. E’ un dato normale per una struttura d’emergenza. In una terra di soggetti irresponsabili, il gesto del dottor Seidita, che si è chiamato fuori da dirigente responsabile, merita un plauso. Ma non basta. Vogliamo capire il male della Sanità siciliana.
Dall’assessorato, numeri alla mano, non retrocedono di un centimetro sulla linea del Piave. Le fanfare del “cambiamento” risuonano a ogni angolo. E poi – dicono i sostenitori di Russo – anche prima le cose andavano male. E’ una carta falsa e pericolosa da giocare. Nessun governo, specialmente una giunta che si attribuisce il talento del riformismo, dovrebbe rincorrere la tentazione del facile confronto col passato. Era una catastrofe? D’accordo, ma adesso ci siete voi. Voi che dite di avere tranciato i legami con la brutta epopea del – come si chiama?, ah sì – Cuffarismo. Voi che non c’eravate. O che portavate i calzoncini corti. O magari dormivate…. Oltretutto, è già scoccato il pendolo più volte. Perché la famosa fase due – migliori servizi dopo le razionalizzazioni – non è scattata?
La Sanità siciliana deve liberarsi dal suo male. I problemi sono sul tappeto. Il Pronto Soccorso è al collasso ovunque, in mancanza di personale e di luoghi alternativi di terapia. I medici bravi sono stufi. I medici raccomandati sono ancora al loro posto. Tagli e accorpamenti provocano – come abbiamo documentato – ingorghi, confusioni e black out. La propaganda legittima di piazza Ottavio Ziino si basa sulle cifre che pure contano, ma farebbe meglio a considerare l’elemento veramente importante: rivolgersi alla Sanità pubblica in Sicilia è ormai un’avventura, quando non è una disavventura. In condizioni del genere, sarebbe facile sparare a sale grosso contro Massimo Russo, assessore alla Salute in un momento critico. Noi l’abbiamo scritto e lo ripetiamo: deve restare al suo posto. Ma auspichiamo che ci sia una migliore presa di coscienza del grido di dolore che viene dal basso e che la “fase due” arrivi in fretta. Provaci ancora Massimo. E apri bene le orecchie.