PALERMO – Prima il tentativo di avanzare una “pregiudiziale” sulla costituzionalità della legge. Quindi, la richiesta di sospensiva. Le opposizioni all’Ars stanno provando in tutti i modi a fermare l’iter della riforma delle Province, la cui discussione generale è iniziata oggi all’Ars. Scandita da polemiche che potrebbero tradursi già domani in un voto sorprendente.
L’opposizione, come detto, ha provato a stoppare persino l’esame dell’articolato, sollevando la pregiudiziale di costituzionalità. “Durante le audizioni in Commissione – ha denunciato in Aula il capogruppo della Lista Musumeci, Santi Formica – diversi costituzionalisti hanno sottolineato alcuni aspetti, appunto, incostituzionali della legge. Primo su tutti, quello che prevede il cosiddetto ‘voto di secondo livello’, togliendo ai cittadini il diritto all’elezione degli organi dei liberi consorzi”. Ma la richiesta, come detto, è stata bocciata. Così, l’iter della riforma delle Province è andato avanti. Piano, per carità.
Anche perché l’opposizione ci ha riprovato. Presentando, sulla scorta dell’articolo 101 del regolamento dell’Assemblea, una richiesta di sospensiva. Anche in questo caso, il voto favorevole avrebbe fatto arenare la riforma. Il vice presidente di turno, Salvo Pogliese, in un primo momento aveva accolto la richiesta di sospensiva e stava avviando la procedura prima di metterla ai voti, ma prima il presidente della commissione Affari istituzionali Antonello Cracolici e poi il capogruppo del Pd Baldo Gucciardi hanno definito il richiamo al regolamento un “blitz” al cospetto della decisione assunta dai capigruppo di concludere questa sera la discussione generale sulla riforma e rinviare a domani l’esame dell’articolato.
Cracolici e Gucciardi hanno quindi avvertito la Presidenza “di non prestarsi a blitz” invitandola a convocare immediatamente i capigruppo e a informare il presidente Giovanni Ardizzone: richiesta accolta da Pogliese che, dopo aver sostenuto comunque la legittimità della richiesta di sospensiva, ha interrotto i lavori convocando i capigruppo.
I lavori riprenderanno con la prosecuzione della discussione generale. Per gli articoli bisognerà attendere domani. Quando a Sala d’Ercole potrebbe davvero succedere di tutto. Intanto, sono approdati in Aula gli emendamenti del governo. Quelli che – in sostanza – puntano a eliminare il limite dei nove liberi consorzi. Ma non solo. Un emendamento all’articolo 1, ad esempio, prevede l’integrazione delle funzioni dei Comuni che deve passare attraverso un Piano che deve essere approvato dai consigli comunali entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge. Una norma che appare già scontentare alcuni deputati-sindaci di Sala d’Ercole, visto che si concretizzerà, in sostanza nella cessione di alcune di queste funzioni da parte degli attuali primi cittadini. Tra l’altro, l’emendamento del governo prevede, in caso di mancata approvazione del Piano, la nomina di un Commissario ad acta, che interverrà al posto dei sindaci.
Il “cuore” delle norme presentate dal governo, come detto, prevede l’abbattimento del numero di nove Consorzi. “Entro sei mesi dalla data in vigore della presente legge – si legge nell’emendamento – i comuni, con deliberazione del consiglio comunale adottata a maggioranza di due terzi dei componenti, possono esprimere la volontà di costituire un nuovo libero consorzio che abbia un’area territoriale contigua ed una popolazione non inferiore a 150.000 abitanti”. I Comuni, sempre con deliberazione approvata dai due terzi del Consiglio comunale possono aderire ad un altro libero consorzio che abbia continuità territoriale.
Un articolo che sembra fosse stato invece caldeggiato dall’Udc, e confluito nel gruppo di emendamenti presentati dal governo, prevede la integrazione dei servizi dei residenti delle aree metropolitane di Messina e di Reggio Calabria. Un emendamento, poi, punta a sostituire interamente l’articolo 10 della legge. Si tratta delle norme che disciplinano, di fatto, le funzioni di Liberi consorzi e Città metropolitane. In particolare, ai Liberi consorzi spetterebbero le funzioni di “pianificazione territoriale di coordinamento”, “programmazione e sviluppo economico del territorio”, “pianificazione dei servizi di trasporto”, “controllo ed indirizzo dei servizi afferenti il sistema di raccolta e smaltimento rifiuti” e di “controllo ed indirizzo del sistema di approvvigionamento e distribuzione delle risorse idriche”.
Alle città metropolitane, invece, spetterebbero oltre alle funzioni analoghe svolte dai liberi consorzi, anche quelle riguardanti la “pianificazione delle reti infrastrutturali, delle viabilità” oltre che “dei servizi di trasporto”, e la “pianificazione dello sviluppo turistico”. Anche su questo punto, non sono mancati i dubbi in Aula. Il deputato del Nuovo centrodestra Alongi, ad esempio, si è chiesto: “Saranno le città metropolitane a occuparsi delle attuali strade provinciali che ricadrebbero fuori dai confini delle stesse città metropolitane? Mi sembra un’assurdità”. Dubbi sollevati, a dire il vero, anche da diversi esponenti della maggioranza. Così, il voto di domani somiglia sempre più a un rebus.
Aggiornamento 20.27 Nuovo stop al ddl sui Liberi Consorzi. Alla ripresa dei lavori parlamentari dopo la riunione dei capigruppo convocata d’urgenza a seguito della richiesta di ‘sospensiva’ avanzata da 13 deputati prevista dal regolamento, il vice presidente dell’Ars, Salvo Pogliese ha comunicato all’aula il rinvio a domani della discussione generale sulla riforma delle Province. La seduta si terrà alle 16.