Si corre contro il tempo per scongiurare il fallimento di tutte le ex Province siciliane. I governo nazionale e regionale sono all’opera, si intravede una soluzione tampone all’orizzonte ma non mancano le voci critiche. L’annuncio di questi giorni del sottosegretario Alessio Villarosa riguarda la somma di 100 milioni. Non molto per la verità, assai meno di quanto serve agli enti di area vasta i cui conti sono alla canna del gas. Ma qualcosa. “Finalmente – ha dichiarato Villarosa – grazie all’impegno della nostra ministra Lezzi che ringrazio a nome anche della Regione, siamo riusciti a individuare la somma di 100 milioni di euro nel Fondo Sviluppo e Coesione da destinare, appunto, al risanamento del dissesto. Ormai è questione di poco, la Regione Siciliana dovrà soltanto istituzionalizzare la richiesta, presentandola alla struttura del ministro per il Sud, concretizzando così quello che oggi è stato deciso durante il tavolo tecnico. Superato questo passaggio, verranno assegnati i fondi alla Regione con un emendamento al ‘Decreto sblocca cantieri’ con il quale verranno anche approvate le famose misure che permetteranno alle ex province di chiudere i bilanci precedenti, di utilizzare gli avanzi di amministrazione”.
Una pezza che non risolverà il problema ma che potrebbe garantire un po’ di fiato a liberi consorzi e città metropolitane. “So benissimo che questa non è la soluzione migliore, ma al momento l’unica percorribile, per risolvere immediatamente l’emergenza, creata da altri”, dice il sottosegretario. Solo un primo passo, commenta l’Anci Sicilia con il presidente Leoluca Orlando e il segretario Emanuele Alvano: “E’ senza dubbio positivo – dice Orlando – che si vada verso una rapida assegnazione dei fondi alla Regione con un emendamento al “Decreto sblocca cantieri” ma riteniamo anche che l’intervento finanziario prospettato dal governo nazionale e comunicato dal Sottosegretario al Ministero dell’Economia, Alessio Villarosa, possa essere solo un primo passo al quale poi dovranno seguire i necessari provvedimenti finalizzati al risanamento degli enti intermedi. In ogni caso, occorrerà definire, in accordo con la Regione Siciliana e le ex province, una soluzione definitiva e strutturale”.
L’idea non piace ad alcuni esponenti di Forza Italia. Stefania Prestigiacomo qualche giorno fa si è fatta sentire, con un’uscita in cui ne aveva anche per il governo regionale. La forzista critica la soluzione prospettata dal governo gialloverde, così come Nino Germanà, che ha presentato un ddl con il quale si chiede l’abolizione del prelievo forzoso e che parla di “operazione scellerata”: “La realtà è che sta tentando di sottrarre oltre 100 milioni di euro degli investimenti già destinati alla Sicilia per trasformarli in trasferimenti da usare per la spesa corrente delle ex province siciliane”. Critici anche i deputati regionali di Sicilia Futura Nicola D’Agostino ed Edy Tamajo: “Queste risorse, di fatto, taglieranno gli investimenti per la Sicilia a vantaggio solamente delle spese correnti delle ex Province, ma con fondi insufficienti. L’impegno a destinare risorse aggiuntive da parte del governo Conte è venuto meno, auspichiamo che il presidente della Regione Nello Musumeci e l’assessore all’Economia Gaetano Armao assumano responsabilmente iniziative affinché non si concretizzi un ulteriore scippo a danno della Sicilia che metterebbe la parole fine alla progettazione di molte opere strategiche ed alla stabilizzazione dei precari”.
In realtà, la soluzione prospettata dal sottosegretario, si apprende da fonti dell’assessorato all’Economia, è una delle soluzioni allo studio del tavolo aperto tra ministero dell’Economia e Regione siciliana. Ma il confronto è ancora aperto e ci sono altre ipotesi al vaglio.
Per Bernadette Grasso, assessore forzista agli Enti locali “quello che affermano Prestigiacomo e Germanà è giusto ma se non c’è la copertura finanziaria per la norma sul prelievo forzoso noi che facciamo? Non possiamo aspettare. Quella norma così com’è è una battaglia di principio. Intanto, va risolta l’emergenza. Poi, certamente, ci batteremo per il pregresso perché l Sicilia abbia lo stesso trattamento degli altri”. E sì, perché per cancellare il prelievo forzoso, così come chiede la Regione e come si propone il ddl Germanà, servono tanti soldi, che al momento non ci sono. È quello il punto centrale, è quella la causa dello sfascio dei conti delle ex Province, il combinato disposto tra la drastica riduzione dei trasferimenti e il prelievo forzoso operato dallo Stato attraverso il contributo alla finanza pubblica che per il solo 2018 è stato di 277,1 milioni di euro, pari al 42% delle uscite degli enti siciliani. Ad oggi il disequilibrio finanziario globale delle ex Province in Sicilia, quantificato dal monitoraggio effettuato dal Dipartimento Autonomie Locali della Regione, è pari a 155,4 milioni, quasi il doppio rispetto all’anno precedente quando si assestava a 82,6 milioni. Catania e Siracusa hanno uno squilibrio pari rispettivamente a 35,7 e 35,3 milioni di euro, Palermo 23,4 milioni, Trapani 15,7 milioni, Messina 13,5 milioni, Ragusa 11,9 milioni, Enna 8,4 milioni, Caltanissetta 7,5 milioni e Agrigento 3,7 milioni.
Una situazione che ha compromesso l’erogazione di servizi, in particolare la gestione della rete stradale provinciale, l’assistenza ai disabili, il supporto alle scuole di secondo grado, l’edilizia scolastica e, infine, ha messo in discussione la continuità del rapporto di lavoro dei dipendenti. Siracusa ha già dichiarato il default. Tutti gli altri enti, eccetto Trapani e Agrigento, non sono nelle condizioni di approvare i bilanci.
La Regione con un decreto degli assessori Armao e Grasso ha sbloccato 101 milioni di fondi propri che hanno dato una boccata d’ossigeno agli enti. “Con queste somme le Province possono sopravvivere fino a luglio”, spiega l’assessore Grasso, che sottolinea come le Province siciliane abbiano il 44 per cento di risorse in meno rispetto alle altre, anche per via dei pastrocchi normativi della scorsa legislatura e degli accordi sottoscritti dai governi di Crocetta. “Già oggi stiamo togliendo somme dal bilancio regionale”, spiega al riguardo l’assessore Grasso. Leoluca Orlando riassume: “Le Province siciliane in base a un accordo maledetto firmato da Crocetta partecipano al prelievo forzoso ma non vengono ristorate come tutte le altre, anzi, le somme prelevate ai nostri enti vengono distribuite alle province fuori dalla Sicilia”.
E così si aspetta. Sia la soluzione tampone della discordia (a cui si accompagnerebbe una modifica normativa che permetta di adottare bilanci annuali e non triennali e di utilizzare avanzi di amministrazione, come chiesto dall’Anci, su questo c’è già un accordo di massima), sia l’auspicato superamento del prelievo forzoso, per il quale si deve attendere la fine dell’estate con il negoziato sulle finanze pubbliche tra Stato e Regione. Sullo sfondo resta il problema dei problemi: la fine della fase transitoria, la ridefinizione delle competenze e il transito del personale in eccesso (altrove in Italia sono andati nei Comuni, ma qui in Sicilia i Comuni hanno i precari). La quadra non sarà semplice Intanto, le ex Province boccheggiano. E i servizi per i cittadini latitano.