Quando i nazisti |bruciarono i libri

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10 Maggio 2013, 19:45

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BERLINO – Ottantanni dividono la società europea moderna dall’orrore del nazismo e proprio oggi a Berlino Gustavo Corni, uno degli storici del nazismo più rinomati di sempre, ha tenuto una lezione per commemorare l’incendio di migliaia di libri che avvenne nella capitale tedesca nel 1933 e che assunse i tratti dell’annientamento simbolico dell’uomo.

Il 10 maggio 1933 è ricordato come il giorno in cui avvenne il più grande oltraggio alla cultura, ad opera del nazista Goebbles – responsabile dell’organizzazione della propaganda contro l'”arte degenerata” –  ad Opernplatz, piazza di Berlino in cui venne criminalizzata la libertà di pensiero. Heinrich Heine, Karl Marx, Adorno, Walter Benjamin, Herbert Marcuse, Max Horkheimer, Paul Klee, Wassili Kandinsky, Piet Mondrian, Albert Einstein, Sigmund Freud sono solo alcuni dei nomi di una lunga lista di intellettuali, filosofi, artisti e scienziati del tempo i cui scritti vennero ridotti in cenere in un grande rogo sotto gli occhi di tantisime persone riunite nelle piazze come spettatori di una aberrante violenza psicologica. Da allora questa violenza contro la cultura viene ricordata ogni anno come monito a non ricadere nel buio dell’intelletto.

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(A cura di L.R.)

Pubblicato il

10 Maggio 2013, 19:45

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