Rapine e paura a Palermo| Parlano i negozianti

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12 Aprile 2012, 20:59

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Due gioiellieri palermitani. Due rapine. Due storie di paura. “Non possiamo più fare la vita di prima. Vuole un esempio? Non esco nemmeno fuori per fumarmi una sigaretta”. Alessandro Lombardo è il figlio del titolare di una gioielleria di via Gustavo Roccella. Quartiere Villaggio Santa Rosalia. A ventidue anni gli è toccato vivere un’esperienza drammatica. Qualche giorno fa stava aprendo bottega al posto del padre, fuori città per lavoro. Ha infilato la chiave nella serratura e ha sentito sul collo il fiato di due uomini. Si è voltato e gli è crollato il mondo addosso: “Avevano il volto coperto dai passamontagna e mi hanno puntato la pistola alle spalle”. Uno di loro ha pronunciato parole inequivocabili: “Apri e stai zitto, altrimenti ti ammazzo”.

Alessandro Lombardo ha evitato il peggio solo perché un altro commerciante ha iniziato a urlare. Già, perché mentre in due tentavano di rapinare la gioielleria, qualcun altro faceva irruzione nel vicino negozio di computer. Roba da Far West. “Ho la doppia porta – spiega il ragazzo -. Non ho fatto in tempo ad aprire la seconda. Si sono spaventati e sono scappati”. E ora? “Ora ho paura e ho potenziato i sistemi di sicurezza anche se non abbiamo oggetti di grande valore. L’oro è troppo caro per comprarlo”. Il giovane gioielliere prova a trovare un senso in quanto gli è accaduto: “La gente non ce la fa più. C’è crisi e si lanciano nelle rapine. Lei fa il giornalista e lo sa quante ne succedono. Guardi cosa accade nei supermercati”. La chiacchierata non può toccare la storia del gioielliere che alcuni giorni fa, sempre a Palermo ma nel quartiere Sperone, ha disarmato uno dei rapinatori, ha fatto fuoco e adesso il malvivente rischia la paralisi. Alessandro Lombardo come si sarebbe comportato? “E chi lo sa. Non è una cosa che si può prevedere. In certi momenti ti si spegne il cervello. Sono attimi. Mi immedesimo nel gioielliere e dico che si può giustificare quello che ha fatto”.

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Cambiamo zona, ma gli umori restano uguali. Benedetta Candela ha una gioielleria in via Rinaldo D’Aquino, alla Noce. “Certo che ho paura. Non è un problema solo del nostro settore e della mia zona – spiega -. Si vive male ovunque. Ti basta camminare per le strade per rendertene conto”. Il suo ragionamento non tira in ballo la crisi ma qualcosa di più: “E’ miseria. Ci sono pochi soldi in giro, poco lavoro e aumenta la criminalità”. Poi, collega i colpi alle gioielleria pure al boom di aperture di negozio compro oro: “Ce ne sono troppi in giro e questo fa si che si fanno vivi da noi per rubare oro”.

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12 Aprile 2012, 20:59

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