PALERMO – Il fronte contrario alla proroga delle trivellazioni in mare incassa anche il sostegno del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone. Infatti, nel corso di una conferenza stampa presso la sala Rossa dell’Assemblea Regionale Siciliana, il presidente insieme con Piero Lacorazza, presidente del Consiglio regionale della Basilicata e portavoce delle regioni d’Italia che hanno promosso il referendum abrogativo del 17 aprile, hanno illustrato le ragioni per cui votare “Si” ovvero “per dire no alla proroga delle concessioni per l’estrazione di petrolio e gas nei mari italiani”.
“Come siciliano intendo aderire alla posta referendaria avanzata della Basilicata – ha spiegato Ardizzone -. La Sicilia pur non essendo tra le ragioni che hanno promosso il referendum, perché non è stato raggiunto il quorum di 46 consiglieri favorevoli, ha un interesse diretto e concreto affinché il 17 aprile trionfi il fronte del Si”. Ed aggiunge: “In Sicilia raffiniamo ed estraiamo combustibili fossili che producono ricavi per circa 8 miliardi di euro, somme che però non rimangono sull’Isola ma che vengono invece inviate alle casse dello Stato, prosciugando così le già esigue risorse economiche regionali”. Da settimane impegnato ad illustrare nelle città italiane i motivi per andare a votare Si al referendum abrogativo del 17 aprile, il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza quest’oggi a Palermo commenta così la scelta di votare lo stop alla proroga delle trivellazioni in mare entro le 12 miglia dalla costa: “Crediamo sia necessario togliere le trivelle dai nostri mari, smontare le piattaforme e investire sull’economia del mare tramite il turismo e la pesca – spiega Lacorazza- per questo intendiamo puntare su una nuova politica energetica del Paese, perché in un mondo che decide di andare verso le energie pulite continuare ad investire sulle estrazioni di combustibili fossili è non solo anacronistico ma anche da incoscienti”.
Durante la conferenza stampa a cui hanno partecipato numerosi parlamentari regionali, sono state approfondite le ragioni per votare “Si” al referendum. “Votando Si il prossimo 17 aprile – aggiunge Lacorazza – si creeranno maggiori posti di lavoro di quelli impiegati per l’estrazione di idrocarburi”. Infatti, stando alle parole del Presidente lucano, abbandonando gradualmente le estrazioni di idrocarburi per favorire energie pulite sarà possibile triplicare il numero di lavoratori occupati: “Proprio il Ministro dell’Ambiente alcuni giorni fa ha affermato che gli operai delle trivelle sono in totale 36 mila addetti. Se si pensa che con un miliardo di investimento sul fossile si producono circa 500 posti di lavoro mentre con un miliardo di investimenti sull’energia pulita si producono circa 15mila posti di lavoro, appare evidente come anche sul piano dell’occupazione maggiori saranno i benefici ambientali e sociali qualora trionfasse il Si al referendum del prossimo 17 aprile”.
Non sono mancate anche critiche al governo Renzi per la scelta di fissare la consultazione referendaria il prossimo 17 aprile invece che accorparla alla tornata elettorale prevista per le elezioni amministrative. “Se il governo avesse accorpato la consultazione referendaria con quella delle elezioni amministrative si sarebbero risparmiati circa 350 milioni di euro. Tutto ciò dimostra – conclude Piero Lacorazza – come il Governo abbia un certo timore a lasciare agli italiani nella condizione di scegliere il futuro energetico del Paese”.