PALERMO – Hanno tutti un buon motivo per dire No. Partigiani veri e partigiani della Costituzione. Inquirenti, inquisiti e inquisitori. Vecchi e giovani, pompieri e incendiari. E così, sia che guardi a destra, sia che guardi a sinistra (e a sinistra della sinistra) trovi qualcuno, un gruppo, un partito, un movimento pronto a bocciare la riforma costituzionale di Renzi, giunto ieri in Sicilia per spingere il Sì. Ma che nel frattempo sembra aver messo d’accordo tutti. Contro di lui.
Cuffaro e Di Matteo
“Se io potessi, voterei con convinzione per il No” spiega a Livesicilia Totò Cuffaro. Che votare non può, dopo l’interdizione dai pubblici uffici, ma che sottolinea ugualmente i rischi dello scivolamento di un potere enorme in mano a pochi: “E se fossero i grillini?”, si chiede. Potrà votare, invece, e voterà No, come avrebbe fatto l’ex governatore siciliano, il procuratore Nino Di Matteo. Lo aveva già detto apertamente, del resto, in occasione della “notte della Costituzione”, al fianco di Salvatore Borsellino e tra chi ha assunto – a torto o a ragione – le stimmate dell’antimafia più ortodossa. “Se ancora conserviamo l’aspirazione, nonostante tutto, – ha detto Di Matteo in quell’occasione – ad essere cittadini e non sudditi, se ancora conserviamo la dignità di essere cittadini e non servi inconsapevoli di un potere che non ci appartiene e non ci rappresenta, non possiamo restare indifferenti”.
Oggi probabilmente ribadirà quei concetti nell’Aula magna dell’Istituto di Storia Patria. Lo farà al fianco del segretario della Cgil Michele Pagliaro e di Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’associazione nazionale partigiani (Anpi). L’ex presidente condannato per mafia, il procuratore antimafia, i sindacalisti e i partigiani, tutti dalla stessa parte.
Ingroia e Schifani
E insieme ai partigiani, ecco anche i “Partigiani della Costituzione”. Così si è definito Antonio Ingroia. Che sulle ragioni del No al referendum ha anche scritto un libro. Per l’ex pm, la riforma rischia di avvicinare l’Italia alla proposta di “Licio Gelli del ‘Piano di Propraganda Democratica’, la stessa di Bettino Craxi, la stessa di Silvio Berlusconi e prima di lui, la stessa che voleva Cossiga”. Ne sta parlando un po’ dovunque, in Sicilia, dove si è confrontato recentemente, a Messina, con l’ex presidente della commissione antimafia (il referendum divide anche l’antimafia, verrebbe da dire) Luciano Violante, e nel resto d’Italia, con dibattiti a Perugia, Teramo e Napoli insieme al sindaco De Magistris.
Dalla stessa parte di Ingroia, però, trovi Renato Schifani, scelto da Berlusconi per spingere il “no” nel resto d’Italia. Ingroia e Schifani. E non lo avresti mai detto, per due che sono sempre stati su barricate opposte, da ogni punto di vista. Eppure, il referendum che altrove divide, qui unisce mondi lontanissimi. “Il No è un segnale di cambiamento”, spiega Schifani, alimentando consapevolmente paradossi su paradossi. “In Sicilia il No è avanti rispetto alle altre Regioni? Non c’è da sorprendersi. Questo – spiega Schifani – è un No al governo Renzi che ha politicizzato il referendum, un No alla crisi che non è stata mai risolta. Il divario nell’Isola tra il Sì e il No non credo sia più colmabile, nemmeno con le passerelle di Renzi”. E intanto, l’ex senatore Ncd tornato in Forza Italia, continua a girare la Penisola, in attesa dei prossimi eventi in Sicilia, a ridosso del voto: il 26 novembre a Catania con Gianfranco Micciché, a Trapani in un confronto col sottosegretario Davide Faraone, il giorno dopo tappa a Cefalù.
Cinquestelle, la destra, la Sinistra italiana
Più che di “tappe”, nel caso del Movimento cinque stelle, si dovrebbe parlare di “fermate”. I grillini, infatti, hanno scelto di girare in pullman per la Sicilia. Ovviamente per affermare le ragioni del No. “È il nostro TourNo”, il gioco di parole scelto per il giro che prevede la visita di una provincia ogni weekend. Il prossimo fine settimana però sarà speciale. Perché in Sicilia arriveranno nel frattempo anche i “colleghi” grillini che stanno girando, invece, in treno per l’Italia. A Messina, così, domenica 20 giungerà certamente Alessandro Di Battista. E qualcuno mormora che potrebbe anche materializzarsi lo stesso Beppe Grillo. Stavolta, però, non dal mare. A quel punto, dopo il comizio a Messina, il treno (rigorosamente un convoglio di linea) si recherà a Caltanissetta, città del leader siciliano e probabile candidato a Palazzo d’Orleans dei grillini, Giancarlo Cancelleri: “Sembra proprio – dice – che in Sicilia il No sia avanti. E forse è un segnale importante: la gente non si fa incantare più: sono lontani i tempi in cui i siciliani consentivano il 61-0 di Berlusconi”. Prova a spiegargli che adesso proprio i berlusconiani, da Micciccé a Schifani, sono per il No, come lui. Mondi diversi hanno infatti trovato un avversario comune: “Renzi sta mettendo la propria faccia su questo referendum – spiega infatti Cancelleri – ed è lui, quindi, che sta anche mettendo sul piatto il proprio futuro politico”.
Ma il fronte del No è davvero variopinto, diffuso. Per il No si è esplicitamente mobilitato il Movimento “Diventerà Bellissima” di Nello Musumeci. Proprio ieri, ad Altofonte, ha organizzato un incontro al quale hanno partecipato la portavoce Giusy Savarin e l’ex assessore regionale ed ex candidato a sindaco Alessandro Aricò. Proprio a Palermo, intanto, il centrodestra si è ritrovato unito in tutte le sue componenti (esclusi gli uomini di Saverio Romano) proprio contro la riforma: compresi gli uomini di Fratelli d’Italia e di “Noi con Salvini”. Ti sposti nell’altro emisfero della politico e scopri che tra il centrodestra e la Sinistra italiana c’è una curiosa sintonia almeno sul voto finale alla riforma. E diverse sono anche le attività degli ex Sel nell’Isola. “Negli ultimi anni – spiega il deputato nazionale Erasmo Palazzotto – i siciliani hanno capito come la parola riforma sia servita a nascondere una continua sottrazione di diritti. Non saranno i continui viaggi di Renzi nell’Isola a farlo dimenticare”.
Professori e indipendentisti
Intanto, pure nell’Isola, gli “esperti” si sono divisi. A presiedere il “Comitato dei giuristi siciliani per il No” è il docente ed ex assessore regionale Gaetano Armao. Tra i componenti del comitato anche Giovanni Piraino (che fu coordinatore dell’Udc siciliano) e Giovanni Scala. Il fronte del “no” è certamente quello più eterogeneo. Ne fa parte, ad esempio, anche il movimento indipendentista “Siciliani Liberi”, guidato dal professore Massimo Costa: tra i tanti difetti della riforma, quello di “uccidere” lo Statuto siciliano. C’è sempre un buon motivo per dire No.