29 Novembre 2017, 20:21
2 min di lettura
CATANIA – Colpo di scena nel processo abbreviato scaturito dall’inchiesta Piramidi. I colletti bianchi coinvolti nell’inchiesta che scoperchiò l’intreccio tra gestione dei rifiuti, criminalità organizzata e piani alti delle istituzioni pubbliche, con al centro la discarica Cisma di Melilli, sono stati assolti. Oggi è arrivata la sentenza del Gup Pietro Currò. Salvatore D’Amico, amministratore unico della discarica Cisma di Melilli, è stato assolto perché “il fatto non sussiste” dall’accusa di associazione per delinquere operante a Catania, Melilli, Siracusa e Palermo, finalizzata a commettere traffico illeciti di rifiuti, reati contro la pubblica amministrazione e falso. L’ingegnere D’Amico, difeso dall’avvocato Dario Riccioli, è stato assolto anche per “non aver commesso il fatto” dall’accusa di aver conseguito un ingiusto profitto dalle stesse attività. “Sono soddisfatto – commenta il difensore – perché il giudice ha affermato un principio di diritte in tema di reati associativi. Questa sentenza rende giustizia alla figura dell’ingegnere D’amico che nulla aveva a che vedere con le accuse che gli sono state contestate”.
Assolto anche Sergio Faldetta per non aver commesso il fatto dall’accusa di falso ideologico in concorso: secondo l’accusa in qualità di consulente della Procura di Siracusa avrebbe affermato notizie contrarie al vero riguardo alla conformità del progetto di ampliamento della discarica Cisma, secondo il vigente strumento urbanistico. Assolto perché “il fatto non costituisce reato” anche Vincenzo Naso, consulente della Procura di Siracusa, dall’accusa di falso. La Procura aveva chiesto 6 anni per l’amministratore unico della Paradivi Salvatore D’Amico, 4 anni per i consulenti tecnici della Procura Vincenzo Naso e Sergio Faldetta. Il giudice ha fissato novanta giorni per il deposito delle motivazioni.
Condannati invece gli imputati accusati di mafia, usura ed estorsione. Luigi Gambino è stato condannato alla pena di sei anni e due mesi per associazione mafiosa. Salvatore Grillo è stato condannato a 8 anni e 6mila euro di multa per usura ed estorsione aggravata. Simone Piazza, ritenuto dal Gup colpevole del reato di estorsione in concorso, è stato condannato a 5 anni e 4mila euro di multa la pena inflittagli. Giuseppe Verderame, infine, è stato condannato a sei anni e 8mila euro di multa.
I titolari del ristorante Il Tubo di Aci Castello, Giuseppe Grasso e Antonietta Meli, che hanno vissuto l’incubo dell’usura e delle minacce hanno alzato la testa e assistiti dall’avvocato Francesco Navarria si sono costituiti parte civile nel processo a carico dei loro strozzini. Salvatore Grillo è stato condannato a risarcire il danno alle parti civili.
Pubblicato il
29 Novembre 2017, 20:21