Carceri e Rems, quando la pena vale doppio: disagi e aggressioni in aumento

Carceri e Rems, quando la pena vale doppio: disagi e aggressioni in aumento

"Più aggressioni e suicidi nelle strutture penitenziare": l'allarme di Fp Cgil Sicilia

PALERMO – Celle incendiate, agenti aggrediti, proteste violente, gesti di autolesionismo sempre più repentini. Detenuti malati dentro le mura. La situazione negli istituti penitenziari siciliani (23 in tutto) è diventata insostenibile. Chi sconta la pena dietro le sbarre deve fare i conti non solo con la carenza di organico e il sovraffollamento. Agli atavici problemi strutturali si aggiungono, per alcuni, anche quelli mentali. Secondo le organizzazioni sindacali degli operatori carcerari, infatti, la maggior parte degli autori di atti di violenza dietro le sbarre manifestano un forte disagio psichico. E per i detenuti infermi mentalmente, i cosiddetti folli-rei, giudicati non- imputabili per vizio di mente (totale o parziale), vivere all’interno del carcere è come scontare una doppia pena.

Dagli OPG alle Rems: la situazione in Sicilia

Dopo la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), noti come “manicomi criminali”, sono subentrate le Residenze per l’Esecuzione delle misure di Sicurezza (Rems): strutture gestite esclusivamente da personale sanitario (delle Regioni e delle Province Autonome di Trento e Bolzano). In Sicilia ce ne sono appena due: una a Caltagirone, in provincia di Catania, l’altra a Naso, nel Messinese.

Salute mentale e Rems

“Troppo poche a livello numerico e organizzativo”, incalza Gaetano Agliozzo, segretario Fp Cgil Sicilia. Le Rems hanno una capienza massima di cinquanta pazienti. “A Caltagirone ci sono una quarantina di detenuti, 20 uomini e 18 donne – spiega Agliozzo – mentre nella struttura di Naso sono presenti circa 20 uomini”. Riguardo all’organico “la situazione non è ottimale – continua il segretario Fp Cgil Sicilia -. La struttura di Caltagirone riesce a dimettere i detenuti con problemi psichiatrici, inserendoli nel mondo del lavoro. Ma a Naso la situazione è più circoscritta”.

I dati

Attualmente in tutta l’isola ci sono oltre 6.300 detenuti, a fronte di una capienza di circa 6.400 posti (Rapporto Italia 2023), di cui 1.000 stranieri, molti i reclusi per mafia e molti i detenuti con problemi psichiatrici. Nella struttura penitenziaria di Augusta, ad esempio, i detenuti con problemi psichiatrici sono 120 sui 450 ospitati attualmente, mentre nel carcere palermitano di Pagliarelli sono 180 quelli reclusi con gravi disturbi mentali. Secondo l’associazione Antigone, la media di ore settimanali ogni 100 detenuti è di 12,65 ore per gli psicologi e 8,18 ore per gli psichiatri. I tempi di attesa per accedere alle Rems sono circa 24 mesi.

Carcere sotto stress

Ma quali sono davvero i contorni del disagio psichico in carcere? Un interrogativo necessario nella giornata mondiale della salute mentale, che si celebra il 10 ottobre. Già nei mesi scorsi Agliozzo aveva lanciato l’allarme: “Nelle carceri siciliane mancano infermieri e agenti di polizia penitenziaria e i temi della salute mentale e della giusta cura sono sottovalutati mettendo a dura prova il sistema che non è più in grado di assicurare la tutela per i lavoratori e livelli di assistenza sanitaria adeguata ai detenuti”. Negli ultimi mesi sono aumentate le aggressioni al personale delle carceri e i suicidi di detenuti. “La sanità penitenziaria – spiega il segretario della Fp Cgil Sicilia – necessita di grande attenzione e di decisioni e azioni da intraprendere in fretta”.

Le richieste di Fp Cgil Sicilia

“Chiediamo protocolli che attivino servizi di salute mentale per i detenuti che presentano disturbi psichici- sottolinea ancora Agliozzo – e l’istituzione di osservatori di cui parte integrante siano anche le organizzazioni sindacali. Occorrono assunzioni e trattamenti sanitari adeguati”. La Fp Cgil Sicilia chiede in pratica una riorganizzazione che attraverso nuovo personale e percorsi sanitari adeguati assicuri diritti e sicurezza per gli operatori.

“Coprire i vuoti di organico”

“All’interno delle strutture carcerarie e penitenziarie c’è una difficoltà da parte dell’azienda sanitaria di reperire personale infermieristico per cercare di coprire i vuoti in organico, ricorrendo spesso ad apprendisti e contratti a tempo”. Un quadro preoccupante, che sembra destinato a non migliorare. Anche perché “in Sicilia – ragiona Agliozzo – ci sono tanti detenuti psichiatrici che, per mancanza di strutture adeguate o di posti nelle Rems, sono costretti a vivere all’interno delle celle con altri detenuti”. Seguire un carcerato che ha disagi mentali “diventa complicato, soprattutto per la promiscuità dell’ambiente”. Resta un dato: le celle non sono sufficienti. E pesa la carenza di organico. Da qui anche l’allarmante aumento dei suicidi e delle aggressioni al personale penitenziario.

Cosa fa la politica

“Attualmente, l’Assessorato alla salute ha depotenziato la salute mentale nella nostra Regione. Non c’è un’attenzione particolare sul tema della salute mentale nelle carceri da parte della politica, tutto è concentrato sul riordino della rete ospedaliera – conclude Agliozzo -. Le risorse, anziché essere investite nel pubblico, vengono dirottate al privato. Questo fa venire meno anche il diritto alla salute dei cittadini e la scarsa attenzione che questa regione riserva alla salute mentale. Una realtà che va messa sotto i riflettori”.


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