CATANIA – “Noi non siamo più in grado di lavorare in questo stato”. Giovanni Salvi rompe gli argini e nella (ormai) tradizionale conferenza di bilancio del semestre di lavoro della Procura di Catania affonda gli artigli sul tema deficit di risorse umane. “Non siamo in grado di sostenere l’assistenza ai magistrati” – afferma. E i numeri riguardano il personale amministrativo: 25% in meno rispetto alla pianta organica prevista. In termini numerici significa 46 impiegati in meno. A livello di magistrati la situazione è “abbastanza positiva”, mancano quattro sostituti e un aggiunto. “In alcuni casi abbiamo dovuto predisporre una segreteria unificata per alcuni sostituti e questo non è giusto” – afferma Salvi. L’età media del personale amministrativo è di 55 anni e mezzo. Una situazione insostenibile.
Il Procuratore è schietto. “Va detto con chiarezza che non è più possibile affrontare l’enorme carico di lavoro rendendo a una grande città e al suo distretto il servizio che meritano”. “E’ ora di finirla – si legge nelle 17 pagine della relazione – di considerare la Giustizia come un settore indipendente dal rapporto tra risorse e risultati, tra domanda e offerta”.
Dal nodo risorse all’annosa ferita dell’edilizia giudiziaria. “E’ passato un anno da quando erano stati firmati degli accordi per l’Ascoli Tomaselli – afferma Salvi – ma ancora non si vede una soluzione stabile e definitiva a questo problema. Il primo semestre del 2015 sarà decisivo per comprendere se alle parole seguiranno i fatti”. Il Procuratore è grato all’impegno con cui si sta muovendo l’amministrazione comunale che si è “impegnata per trovare soluzioni in immobili comunali”. Ma questi sarebbero solo scelte tampone, quando ad oggi serve “completare il percorso per la costruzione del nuovo palazzo di giustizia”.
“Non vogliamo più che vengano pagati affitti ai privati. Non è più tollerabile pagare due milioni e mezzo di euro per immobili inadeguati” – sono le parole di Giovanni Salvi. Il magistrato descrive come “disastrose le condizioni della logistica della Procura, dislocata su 11 sedi, spesso in appartamenti non destinati originariamente a uffici”.
E prima di passare in rassegna i grandi risultati “significativi” raggiunti dalla procura nel 2014, il procuratore ha voluto fare alcune precisazioni in merito al dispendio economico dell’ufficio catanese per le intercettazioni. La stampa piemontese ha titolato che Catania spende il doppio di Roma. “E’ una notizia falsa”- spiega Giovanni Salvi. Ed ecco spiegato l’arcano dei calcoli che hanno fatto salire l’ufficio di Catania alle vette delle classifiche per spese sulle intercettazioni. “Si è fatto riferimento a quanto abbiamo pagato di fatture nel 2014, ma in questi pagamenti c’erano anche anni e anni di arretrati che ci eravamo impegnati a saldare – chiarisce il magistrato – ed anzi posso dire che Catania è una delle procure dove si spende di meno per intercettazioni ambientali e telefoniche. Siamo riusciti a ridurre i costi e con la rinegoziazione in corso ci aspettiamo un ulteriore abbattimento”.
Ma nonostante la “storica sottovalutazione della criminalità organizzata catanese” Catania secondo la relazione della Direzione Nazionale Antimafia è la terza Procura d’Italia come produttività, dietro solamente a Napoli e Reggio Calabria. E a Catania, infatti, che sono stati iscritti il 13% degli indagati per mafia a livello nazionale e il 10% in materia di stupefacenti. “Non si tratta di iscrizioni gonfiate ma sono dati che risultatono dalle misure cautelari richieste per oltre 756 persone. E sono poi oltre 100 le condanne già ottenute in primo grado”. Risultati “straordinari” secondo il Procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti.
Superata con un voto molto al di sopra della sufficienza l’ispezione ministeriale prevista ogni cinque anni. “Sono stati individuati alcuni punti che richiedono interventi correttivi ma il giudizio è più che positivo”.
Il progetto organizzativo triennale (2012 – 2014) – definito dagli ispettori ministeriali “raffinato” – ha permesso l’abbattimento di oltre il 27% delle pendenze rispetto al triennio precedente (e questo nonostante l’aumento delle sopravvenienze). L’ufficio sta già lavorando alla stesura del nuovo modulo organizzativo. A livello di riduzioni “significative” Salvi ha evidenziato l’abbattimento del 68% rispetto a dicembre 2011 dei fascicoli iscritti a Modello 45 e cioè quelli per “le non notizie di reato”. “Abbiamo riportato nei limiti fisiologici questi fascicoli che possono costituire un punto di scarsa trasparenza dell’attività dell’ufficio e la possibile sottrazione al giudice del suo controllo”. Ancora in stallo invece i fascicoli che riguardano il ricorso al giudice di pace.
E sul piano organizzativo, anche in virtù dell’emergenza internazionale Isis, il Procuratore di Catania ha deciso di istituire un pool, coordinato dallo stesso Salvi, specializzato nei reati contro la personalità dello Stato e in particolare in materia di terrorismo di matrice islamica. A comporlo sono un magistrato della Dda, Andrea Bonomo e due dell’ordinario, Giovannella Scaminaci e Enzo Serpotta.
Salvi nella relazione spiega che “tale scelta è coerente con la necessità di monitorare gli sviluppi del traffico di migranti, per la possibilità di utilizzo di tale fonte di guadagno per finanziare le organizzazioni terroristiche”. Sul fronte del traffico di esseri umani, Salvi ha aggiornato la stampa sull’andamento della cattura ed estradizione dei tre egiziani accusati di essere le “teste di serie” delle organizzazioni criminali coinvolte in diverse traversate che hanno portato anche a vere e proprie stragi. “Uno è stato preso e stiamo aspettando notizie da parte delle autorità egiziane – ha detto Salvi – e gli altri due sono ancora latitanti”.
Un momento della conferenza stampa è stato dedicato al futuro professionale di Giovanni Salvi che ha presentato domanda per il posto di Procuratore Generale di Roma, città dove vive la famiglia del magistrato. “Se dovessi essere nominato naturalmente accetterei – commenta Salvi – ma i tempi sulla nomina non li conosco ancora”.