Sanità a pezzi: caro assessore Volo, cosa farà per i siciliani?

La sanità a pezzi: assessore Volo, cosa farà per i siciliani?

Lettera all'assessore alla Salute. In nome della Sicilia che soffre

(Roberto Puglisi) Caro assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo, ha presente la sanità siciliana all’indomani del Covid? Un luogo di pena in cui i pazienti vagano come dispersi, in attesa di una buona novella che non c’è. Un sistema a pezzi. Chi vuole prenotare un esame o una visita è meglio che si affidi al suo santo protettore, in senso metafisico, confidando che sia un pezzo grosso del calendario, data la lunghezza delle liste d’attesa. Chi ha la necessità di recarsi al pronto soccorso può solo ‘sperare’ di essere grave, per ricevere una prestazione urgente. Altrimenti, gli toccherà bivaccare chissà per quante ore. E questo non accade per colpa di chi lavora con un camice addosso. Anzi, i medici che non sono scappati dal pubblico, gli infermieri, gli operatori socio sanitari, tutti, senza dimenticarne nemmeno uno, neanche chi porta il cibo, o fa le pulizie, rappresentano il volto fiero di una roccaforte che regge all’assedio per l’abnegazione dei suoi soldati semplici.

L’attesa e il malcontento

Caro assessore, sappiamo che i livelli di governo sono differenti e che parecchio dei destini della sanità dipende da nodi che non le competono direttamente. Ma ci sarà pure qualcosa da fare, a queste latitudini così complicate, altrimenti a che servirebbe un assessorato? Basterebbe un’entità romana per muovere le pedine. E, allora, cosa si sta facendo? Lei ha esibito un profilo inziale discreto che, via via, è diventato silente. Si è resa conto che i guasti, visti dalla poltrona di piazza Ziino, sono irrisolvibili? Preferisce concentrarsi sulla sobrietà di un ruolo tecnico, lasciando in disparte la politica? Ma un assessore alla Salute, in Sicilia, ricopre un ruolo politico al massimo grado e con la politica ha da misurarsi. Non basta la tecnica per rimuovere macigni presenti da anni. Ci vuole una particolare sensibilità. Ci vuole, appunto, la politica.

“In vigile attesa…”

Un giro di telefonate, una memoria di sussurri, sono stati sufficienti per comprendere come la fiduciosa attesa per una figura esperta di quel mondo, cioè lei, si è trasformata in un diffuso malcontento da parte degli operatori che a quell’universo si riferiscono. Qualcuno ha detto: “Non sappiamo dove stiamo andando. L’assessore? Sembra in vigile attesa…”. In generale, chi indossa quel camice ha il morale sotto i tacchi. Appare, quel camice pesantissimo, quasi come l’uniforme dei kamikaze che, ogni giorno, non sanno contro quale muraglia andranno a schiantarsi.

Le ‘figuracce’ all’Ars

Anche le sue esposizioni parlamentari, caro assessore, non si sono rivelate esaltanti: sono state accolte con imbarazzo dagli alleati e con gioiosa baldanza degli avversari, che non si aspettavano un simile regalo. Tra note scritte, risposte insufficienti e, ancora una volta, silenzi, l’opposizione ha identificato in lei la breccia per lanciarsi all’assalto del governo Schifani. Tanto che – c’è da immaginarlo – sono proprio gli oppositori, sotto sotto, a non augurarsi la sua rimozione o le dimissioni. Lei, infatti, rappresenta un favorevolissimo bersaglio, o, comunque, una puntata abbastanza semplice. Se rimane, continueranno con le frecciate polemiche, nella campagna di logoramento. Se va via, grideranno allo sbaglio. Ha detto l’onorevole deluchiano Ismaele La Vardera, riferendosi sempre a lei: “Vuole farsi mandare a casa. Ha capito di essere il capro espiatorio di un governo che non funziona, a parte le sue responsabilità personali, e vuole evitare di restare incastrata. Non ci sono alternative alle dimissioni”. 

Uno scatto d’orgoglio

Caro assessore Volo, forse sarebbe necessario uno scatto d’orgoglio. Lo stesso che mostrò quando, durante una piacevole e approfondita chiacchierata, disse di perseguire un ideale: “Una sanità all’altezza delle persone. Sembra scontato e forse retorico affermarlo. Ma questo è il mio impegno assoluto e il motivo per cui ho accettato l’incarico”. Questa sanità non c’è e non si scorgono nemmeno le sue fondamenta. Dunque, la domanda è più che legittima: lei, assessore, cosa intende fare per cambiare lo spartito e per i siciliani? Non è troppo tardi per riprendere il filo di un progetto, sorretto dal curriculum di chi – non si può negarlo – ha sciorinato tenacia e competenza nei suoi incarichi precedenti.

La campagna sulla sanità

Dal canto nostro, sappiamo benissimo qual è il nostro compito. Accenderemo con più intensità i fari puntati sulla sofferenza dei malati siciliani. Scandaglieremo ospedali, ambulatori, ogni presidio. Racconteremo alla meglio delle nostre possibilità un mondo di passione e di dolore che non vuole arrendersi al suo stesso declino. (rp)


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