Sanità, Damiani in cerca di sponsor | Le manovre per la nomina all'Asp - Live Sicilia

Sanità, Damiani in cerca di sponsor | Le manovre per la nomina all’Asp

Il dirigente alla “spasmodica ricerca di appoggi". Citati Micciché e Pullara, che smentiscono

Le nomine e la politica. Una vecchia storia, in fondo. Ma sempre attuale. Come emerge dalle carte dell’inchiesta della Procura di Palermo che ha portato oggi a dieci arresti. Tra le storie di appalti “orientati” e turbative d’asta, ecco anche quelle relative agli incarichi ai vertici delle aziende sanitarie siciliane. Quella di Trapani, nell’occasione. Guidata fino a oggi da Fabio Damiani.

Le intercettazioni

E tra le intercettazioni e i riscontri, il nome che maggiormente torna è quello del presidente dell’Ars Gianfranco Micciché che precisa: “Non conosco Damiani e non l’ho mai sponsorizzato”. 

Riferendosi a una conversazione tra Damiani e Manganaro, imprenditore e suo uomo di fiducia, gli investigatori annotano: “I due sodali svelavano il nome del politico che aveva consentito la nomina dello stesso Damiani alla carica di Direttore Generale dell’ASP Trapanese, riferendosi esplicitamente a Micciché Gianfranco”. Manganaro chiede a Damiani se conosce l’assessore Mimmo Turano, originario della provincia di Trapani: “No! – risponde Damiani – io Turano l’ho visto una sola volta… ci siamo incontrati… ci siamo incontrati perché me l’ha presentato Ignazio Tozzo…” Damiani specificherà di non essere in possesso nemmeno del numero di telefono di Turano. “Ricordati – dice allora Manganaro – che lì…eee l’insospettabile… infatti nessuno sospetta che ci sia questa infiltrazione… [con tono della voce molto basso…ndr…] … chi c’è dietro questa operazione lo sappiamo solo noi e Gianfranco… …omissis… il pupo è Turano…eee…. u puparo è Micciché!”. Successivamente, lo stesso Manganaro riferiva: “… a me a prescindere del resto se l’operazione mi deve riuscire è quella lì ok? [Inc] ma siccome [inc] siamo in tre a saperlo tu si u quarto che a Trapani dietro Turano e Lumia ce l’ha messo Micciché con un teatrino palermitano… …omissis…”. 

Per “raggiungere” Micciché, ricostruiscono gli investigatori, Damiani si sarebbe affidato all’imprenditore quarantenne Ivan Turola, referente occulto di Fer.Co srl, una delle società coinvolte nell’indagine e che sarebbe stata favorita nel corso delle procedure di gara. Turola avrebbe incontrato, nell’occasione, Guglielmo Micciché, fratello di Gianfranco e, nonostante un disguido iniziale (Guglielmo Micciché aveva dapprima inteso che il nome segnalato fosse quello dello stesso Turola), avrebbe ottenuto, stando alla ricostruzione degli inquirenti, l’interessamento del presidente dell’Ars alla nomina di Damiani alla guida dell’Asp di Trapani.

Micciché: “Non conosco materialmente Damiani”

Ma il presidente dell’Ars a LiveSicilia smentisce seccamente: “Io Damiani non lo conosco materialmente. Se mi chiedessero una descrizione fisica, non saprei dire nemmeno se è biondo o con i capelli scuri. Escludo di avere mai incontrato o di avere mai parlato col signor Damiani. Né io, né il mio partito ha alcun interesse sull’Asp di Trapani. Magari a qualcuno torna utile raccontare che io sono lo sponsor di gente di cui non sono sponsor”. Micciché aggiunge poi un aneddoto: “Ho chiamato mio fratello Guglielmo (che è stato in passato vicepresidente del Palermo calcio, ndr), chiedendo se ricordasse di un certo Damiani che chiedeva una sponsorizzazione. Mio fratello mi ha risposto chiedendomi se io stessi parlando di una sponsorizzazione sulla maglia del Palermo…”

Pullara e la Manutencoop 

Ma non solo Micciché. Damiani “si dimostrava alla spasmodica ricerca di appoggi politici per ottenere, alla scadenza del suo, un nuovo incarico (arrivato a dicembre 2018 con la nomina all’ASP di 23 Trapani)”. Tra questi appoggi politici cercati dal dirigente, spunta il nome del deputato regionale Carmelo Pullara, oggi capogruppo dei Popolari e autonomisti e componente della commissione regionale Antimafia. Il parlamentare, indagato, avrebbe chiesto un favore per la ditta Manutencoop. Alla fine, comunque, non sarebbero arrivati né i primi posti in graduatoria per la ditta, né il sostegno di Pullara a Damiani per la nomina a direttore generale, come ricostruiscono gli inquirenti anche sulla base di una conversazione tra Damiani e Manganaro: “Manganaro – scrive il Gip Claudia Rosini nell’ordinanza – consigliava, con la solita spregiudicatezza, a Damiani di vendersi “il culo” se quello poteva fare qualcosa per lui nell’ottenere la nomina a D.G. (“perché non mi fai fare Direttore Generale?”), ma Damiani, più spregiudicato ancora del sodale, gli riferiva che già gliel’aveva chiesto ma quello gli aveva dato una risposta evasiva (“non può ..dice questo io non ..vediamo”); quindi Damiani, da bravo stratega com’era, decideva comunque di tenersi buono per il futuro il Pullara, che avrebbe sempre potuto tornargli utile, e dare un punteggio comunque alto a Manutencoop, contando sull’aiuto dell’ingegnere per “scafazzarla pesantemente”, ovvero per non farla arrivare tra i primi in graduatoria e tagliarle le gambe ai fini della aggiudicazione, come da accordi che Manganaro riferiva di avere preso, per cui il Di Martino avrebbe dato alla ditta un basso punteggio in modo da non farlo scoprire. In questo modo, Damiani si assicurava quindi di uscirne bene, agli occhi del Pullara, con il quale, ancora una volta, faceva ciò in cui era maestro: “la parte””. Anche Pullara oggi respinge le accuse: “Non mi sono mai interessato di procedure di gara salvo quando dovuto nell’espletamento delle mie funzioni professionali di dirigente Asp e non mi pare sia questo l’argomento”.

“Ingerenza della politica nelle nomine della Giunta regionale” 

Secondo gli inquirenti, emerge “la nefasta ingerenza politica, del tutto avulsa da logiche meritocratiche, nelle procedure di designazione dei direttori generali delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere siciliane da parte della Giunta regionale, per come espresso dagli stessi indagati, dall’altra la completa manipolazione da parte dei medesimi delle procedure di gara e dei punteggi da attribuire alle offerte tecniche presentate dalle ditte, in modo da incasellare ciascuna in una preordinata casella, sì da salvaguardare a monte le esigenze della complessa strategia deliberata, per ottenere da ciascun “cavallo”, come vengono chiamate le ditte da Damiani e Manganaro, le aspettative di profitto da essi vantate”.


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