"Io, rovinato dalle banche" |Imprenditore, sanità e mazzette - Live Sicilia

“Io, rovinato dalle banche” |Imprenditore, sanità e mazzette

I magistrati giungono in soccorso di un imprenditore che ha denunciato alcuni funzionari.

L'imprenditore Giuseppe Schirru

PALERMO – Per Giuseppe Schirru potrebbe essere l’inizio di una nuova vita, il tentativo di ripartire dalle ceneri di quella che ha visto andare in frantumi. Per altri l’inizio di grane giudiziarie.

L’imprenditore di protesi ortopediche “rovinato” dalle banche, che in passato aveva denunciato un funzionario pubblico facendolo condannare, ha ottenuto dalla Procura della Repubblica la “sospensione dei termini” dei procedimenti di recupero forzato delle somme di cui è debitore. Innanzitutto la banca, ma anche l’Agenzia delle entrate gli dovranno dare respiro.

Dopo la sospensione dei termini il prossimo passaggio sarà il riconoscimento dello status di vittima dell’usura e, d’intesa con la prefettura di Palermo, l’accesso al fondo riservato. Sarà la conclusione della battaglia al fianco del suo legale, l’avvocato Massimo Baldanza.

La sospensione è firmata dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Gaspare Spedale, i magistrati che stanno indagando sulle condizioni bancarie imposte a Schirru, ma anche su altre vicende che farebbero emergere l’infedeltà di alcuni dipendenti pubblici. Perché l’imprenditore in questi anni ha dovuto fare i conti con chi avrebbe preteso dei “regali” per sbloccare i pagamenti delle sue forniture.

Ieri a Schirru è stato notificato un avviso di garanzia per il reato di “induzione indebita a dare o promettere utilità”. Nei prossimi giorni sarà interrogato per una vicenda per la quale si è autodenunciato: avrebbe consegnato a un’impiegato dell’azienda sanitaria di Palermo, incaricata di sottoscrivere le determine relative al pagamento delle forniture ospedaliere “modeste somme di denaro variabili tra 100 e 200 euro per complessivi 5 mila euro”. Soldi richiesti dalla donna “artificiosamente manifestando difficoltà economiche”.

Non è il primo caso denunciato da Schirru e rischia di non essere ultimo. Ha perso tutto. Dopo 27 anni ha dovuto chiudere perché sommerso dai debiti la sua azienda di protesi ortopediche, la Emyr, con sede a Misilmeri e quattro succursali a Cefalù, Lercara, Termini e Pantelleria. Tutto iniziò quando una banca decise la revoca retroattiva della facoltà di scopertura e lo segnalò alla centrale dei rischi della Banca d’Italia. Schirru si oppose, una sentenza del Tribunale di Termini Imerese gli ha pure riconosciuto un risarcimento danni da 45 mila euro. Ormai, però, con i rubinetti del credito chiusi, l’azienda era destinata alla chiusura. Così è stato. Nel frattempo aveva denunciato un funzionario dell’Asp che aveva preteso 40 milioni di lire per evitare intoppi nel pagamento delle fatture. Il funzionario è stato condannato. Poi, è toccato a un medico dell’ospedale di Termini e ora a un’impiegata dell’Azienda sanitaria provinciale. E in tutti e tre casi finora le denunce.di Schirru sono state riscontrate.

 

 


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