PALERMO – Da febbraio tocca a lui. E non si ancora fino a quando. Eppure, alla guida di Sas, Francesco Malfitana è arrivato un po’ per caso, un po’ come l’ovvia conseguenza di uno stallo. Dopo l’addio, a causa dello spoils system, del vecchio amministratore unico Sergio Tufano, la Regione, impantanata nelle logiche “politiche” alla base delle nomine nelle società partecipate, non è riuscita a individuare per cinque mesi un successore. E così alla guida è andato lui, presidente del Collegio dei sindaci, come prevedono le norme.
E da febbraio, lei è ancora lì…
“Credo che nessuno si aspettasse di giungere fino a luglio senza il nuovo amministratore”.
Cosa è successo? Come mai ancora non arriva ancora questa nomina?
“Io le posso solo dire che da febbraio ho convocato quattro assemblee dei soci, con all’Ordine del giorno questa nomina. Ma non il socio unico, la Regione, non ha ancora deciso”.
E così, in questi mesi è toccato a lei gestire una società che non è esattamente una ‘bocciofila’. È una delle aziende partecipate più grosse, con oltre duemila dipendenti e non pochi problemi.
“Devo dire che comunque in questi mesi ho potuto contare sulla collaborazione di Palazzo d’Orleans e in particolare del dottor Gargano (capo della segreteria tecnica del presidente Musumeci, ndr). Certo, questa non è una piccola società, ma ha delle caratteristiche che, paradossalmente, la rendono meno ‘appetibile’ di altre”.
A cosa si riferisce?
“La Sas, in sostanza, eroga servizi. Non ha, ad esempio, il compito di investire migliaia di euro o di gestire finanziamenti milionari. Ma resta una delle più grosse di Sicilia”.
Eppure, sembra che lo stallo sia il frutto proprio della necessità dei partiti che sostengono il governo di trovare un accordo complessivo sulle nomine. Il solito ‘Cencelli’ del sottogoverno…
“Questo non glielo so dire. Io so solo che da cinque mesi sto lavorando mettendo anima e corpo per questa società, cercando di mantenermi entro i limiti della ordinaria amministrazione, ma non è così semplice, i problemi non mancano”.
Ad esempio?
“Non abbiamo ancora il bilancio approvato. E non posso approvarlo io in qualità di amministratore, visto che oggi ricopro il ruolo di presidente del Collegio dei sindaci. Oggi, insomma, ricopro contemporaneamente il ruolo di chi fa il bilancio e di chi lo dovrebbe controllare prima dell’approvazione. Ma non solo questo”.
Cos’altro?
“Penso al tema delle convenzioni che andranno rinnovate presto: chi non conosce la società arrivando magari poco tempo prima, rischia di non ottenere il miglior risultato per l’azienda. E penso anche alla questione relativa alle transazioni con i lavoratori. Ad oggi non abbiamo l’autorizzazione per chiudere accordi che evitino il ricorso ai tribunali. Accordi che in qualche caso potrebbero farci risparmiare un po’ di soldi. Ma non possiamo, e così spesso soccombiamo e dobbiamo pagare ‘per intero’. Ho chiesto di modificare questa norma. Insomma, alla Sas il confine tra ordinaria e non ordinaria amministrazione è molto labile”.
Anche perché le è toccato gestire altre situazioni assai spinose. Penso ad esempio a quella che riguarda i 44 interinali con sentenze sfavorevoli, giunti a un passo dal licenziamento.
“Certo, e in quel caso non sono mancati momenti di comprensibile tensione. Alcuni lavoratori hanno anche occupato la sede. Ma ho spiegato che la società non avrebbe potuto fare altro che applicare le sentenze che sancivano il licenziamento, se non fosse intervenuta l’Ars”.
E l’Ars è intervenuta con un articolo che “congela” la posizione dei lavoratori in attesa delle pronunce della Cassazione.
“E se sarò ancora io a svolgere le funzioni di amministratore della società, attenderò le sentenze della Cassazione: se mi diranno che dovrò licenziare, licenzierò. Se la sentenza dirà che devo assumere, assumerò”.
Una polveriera, per un amministratore “in sospeso”…
“Sì ma devo anche dire che, pur tra le tante difficoltà, questo ruolo mi ha consentito di scoprire un universo assai variegato, dove c’è qualcuno che merita magari qualche tirata d’orecchio, ma soprattutto persone che lavorano, si impegnano, che hanno grandi professionalità e che in qualche caso hanno solo bisogno di sentire vicina la governance della società. E questo ho provato a fare io in questi mesi, andando personalmente negli ospedali dove lavorano i nostri dipendenti, o facendo visita alle portinerie dovo sono i nostri custodi, ad ascoltare e provare a risolvere i problemi”.
Tra le altre questioni ingarbugliate quella relativa alle future assunzioni nelle partecipate: pescherete dall’albo o aprirete anche all’esterno tramite i concorsi?
“Abbiamo già scritto alla Ragioneria generale per avere indicazioni chiare, anche sui criteri per la scelta, la durata delle assunzioni. Un decreto legislativo del 2016 ci impone di operare attraverso i concorsi per la metà dei posti. Nell’albo ci sono ottime professionalità, ma non possiamo prenderli tutti da lì. D’altra parte, in Sicilia vige ancora il divieto di assunzione tramite concorsi. Insomma, se non ricevo direttive chiare, non posso procedere in nessun modo”.
Insomma, qual è il sentimento più forte per lei oggi? Si augura di restare ancora un po’ alla guida di Sas, o spera che venga presto nominato un nuovo amministratore. Oppure, ancora: spera di essere lei il futuro amministratore con “pieni poteri”?
“Il sentimento è duplice, ma al momento il mio dovere è quello di lavorare e basta. Certo, essere alla guida di un’azienda così importante, per me rappresenta una crescita. E non certo dal punto di vista economico, visto che guadagnerei di più da presidente del Collegio dei sindaci piuttosto che da amministratore… Certo, mi piacerebbe restare. Come tecnico, però, come uomo che risolve le cose. E solo se mi verrà riconosciuto di aver lavorato bene in questi mesi”.
In attesa allora che la Regione e i partiti si decidano, cosa prevede in futuro la sua “ordinaria amministrazione”?
“Le anticipo: farò dei blitz nei musei, fingendomi un turista, un visitatore. Per verificare come lavorano davvero i nostri custodi”.