PALERMO – Sono stati tutti scarcerati. Per ultimo, in ordine cronologico, è toccato a Faustino Giacchetto. Ormai da un mese Giacchetto assiste da uomo libero al processo sullo “scandalo Ciapi” che lo vede come principale imputato. La scarcerazione è stata chiesta e ottenuta dagli avvocati Giovanni Di Benedetto e Fabrizio Biondo. A Giacchetto, un anno fa, erano già stati concessi gli arresti domiciliari.
Ormai, secondo i giudici, non ci sono più esigenze cautelari da garantire. Neppure per il manager della pubblicità, considerato la mente del sistema attraverso cui sarebbero state gestite in maniera illecita le casse dell’ente di Formazione palermitano.
Il Ciapi di Palermo è ormai un ente affidato ad un commissario liquidatore. È trascorso molto tempo dall’arresto del giugno 2013 e il processo è iniziato otto mesi fa. Ecco perché non ci sono più esigenze cautelari. Intanto in dibattimento sfilano i testi dell’accusa. Fra questi i finanzieri che hanno passato al setaccio il progetto Co.Or.Ap al centro del primo filone investigativo sul Ciapi. Nel corso dell’ultima udienza è emerso che dei 15 milioni del progetto, dodici sarebbero stati spesi per pagare il personale.