PALERMO – Come nel film “Fuga da Alcatraz”, tre o quattro detenuti (le indagini sono in corso) hanno tentato di scappare dal carcere San Giuliano di Trapani facendo un buco nella parete che li avrebbe portati nel cortile esterno. A scoprire il tentativo di evasione è stato uno degli agenti di polizia penitenziaria che, controllando le sbarre (come ogni mattina e ogni pomeriggio) ha sentito un rumore diverso dal solito. E’ scattata una perquisizione che ha portato a scoprire il buco che i detenuti avevano cominciato a scavare nel muro. Uno di loro, secondo Gioacchino Veneziano, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria, “era stato impegnato nei lavori in corso nel carcere per la ristrutturazione e quindi avrebbe potuto dare una mano ai compagni di cella, conoscendo bene il penitenziario”.
“Grazie ai periodici controlli – dice il direttore dell’istituto penitenziario, Renato Persico – il tentativo di fuga è stato neutralizzato quand’era ancora nella fase iniziale”. “Questo – dice ancora Veneziano – è il prezzo che stanno pagando la polizia penitenziaria e la società italiana rispetto la spasmodica ricerca della politica di attuare sistemi carcerari più confortevoli per i detenuti che hanno indebolito il sistema di sicurezza dei penitenziari, permettendo ai detenuti di stare fuori dalle celle per almeno otto ore al giorno, senza tener conto che le strutture carcerarie costruite negli anni ’60 non consentono la vigilanza e il controllo, poiché non c’è personale a sufficienza e manca la tecnologia adeguata”. Nel reparto dov’era in atto il piano di fuga c’erano tre poliziotti penitenziari per controllare circa 200 detenuti. “A Trapani – prosegue – c’è un clima di grande tensione a causa della presenza di almeno il 40% di detenuti extracomunitari, che si stanno contrapponendo con quelli italiani, quindi solleciteremo il capo delle carceri siciliane a una maggiore movimentazione dei detenuti che infrangono le regole penitenziarie”.