PALERMO – Uffici contro uffici, giunta contro consiglio e l’accordo con Roma, che doveva essere firmato più di un mese fa, confinato nel limbo. Sono ore convulse al comune di Palermo e il motivo non sono le fibrillazioni da campagna elettorale, ma i problemi ben più concreti e imminenti dei conti di Palazzo delle Aquile che fanno acqua da tutte le parti. L’unica speranza di evitare il default è appesa all’accordo che il capoluogo siciliano deve stipulare con il Governo Draghi e che vale 180 milioni in 20 anni, considerati però troppo pochi perfino dal sindaco Leoluca Orlando che non ha fatto mistero di volerne altri 150.
Il problema è che anche la firma dell’accordo sui primi 180 è tutta in salita. Il Professore, che ieri avrebbe dovuto illustrare l’accordo al consiglio comunale, ha disertato l’appuntamento chiedendo di conferire solo con i capigruppo ma scatenando le prevedibili proteste delle opposizioni che, per mano di Ugo Forello, hanno già presentato tre esposti (Corte dei Conti, Mef e Interno). Ma al di là degli scontri politici, a fare più rumore sono gli scontri tra dirigenti che ormai hanno superato abbondantemente il livello di guardia.
La bozza dell’accordo è già pronta da giorni, ma a mancare sono i pareri positivi da parte degli uffici, Entrate e Suap in primis, e di conseguenza anche quello della Ragioneria generale. Sarà anche per questo che la giunta, forse per provare ad aggirare l’ostacolo, ha preferito approvare un “delibato” senza i pareri tecnici che però a Roma potrebbe non bastare. Tanto che ieri il Segretario generale Antonio Le Donne, a cui il sindaco ha affidato il compito di gestire tutta la vicenda, ha scritto alla Ragioneria generale (e per conoscenza a tutta la giunta) per chiedere di esprimere un parere sulla bozza e la risposta non è stata per niente conciliante, segno di una tensione crescente fra gli uffici che rischia di bloccare l’accordo sul nascere.
Il Ragioniere Bohuslav Basile, dopo non aver mancato di sottolineare come tutta la fase istruttoria sia stata affidata proprio al Segretario e che i pareri dei dirigenti finora raccolti non siano positivi, si dice pronto a firmare l’accordo ma solo ad alcune condizioni. E qui vengono le note dolenti. La prima è che si dica chi e perché vuole anche il parere degli uffici contabili, posto che nel delibato la giunta “ha dato mandato al Segretario di predisporre apposita missiva per la trasmissione della documentazione al Mef”; la seconda è che arrivino i pareri positivi del Suap, delle Entrate, dei vigili urbani e del servizio Innovazione di concerto con Sispi per attestare “l’effettiva congruità delle misure correttive proposte”. Una circostanza non da poco, quest’ultima, se si considera “che le percentuali di miglioramento della riscossione inserite nell’Accordo sono significativamente inferiori a quelle previste nel Piano di riequilibrio approvato dal Consiglio comunale”. Per non parlare delle accuse dei capiarea di Entrate e Suap sulla mancanza di personale che rendono il cronoprogramma praticamente irrealizzabile.
Ma Basile mena duro e lo fa anche sulla scelta del “delibato” di cui chiede “di illustrare la natura giuridica, in specie se trattasi di un provvedimento amministrativo conosciuto dall’ordinamento giuridico” e indicando quindi la legge che lo contempla. “Il ricorso a tali ‘delibati’ – continua il Ragioniere generale – elude la normativa vigente in ordine alla obbligatorietà di acquisizione dei prescritti pareri (contabile e tecnico) e sottrae il delibato all’obbligo di pubblicazione all’albo comunale, incidendo sulla sua conoscibilità”.
Il risultato è che l’accordo è ancora fermo e il rischio è che lo stallo vada ancora per le lunghe. “Il sindaco e il Segretario, con arroganza e in modo illegittimo, hanno creato un piano, prima, e un accordo con lo Stato, dopo, a danno dei cittadini che mistifica la realtà dei fatti, senza la condivisione e la partecipazione degli uffici comunali competenti e del consiglio comunale – attacca Ugo Forello di Oso – In questo modo, l’addizionale Irpef e gli altri tributi locali rischiano di aumentare a livelli inaccettabili e scandalosi. Il consiglio comunale deve reagire e prendere una posizione per tutelare i cittadini, pretendere un coordinamento amministrativo delle diverse aree comunale ed evitare che le prossime amministrazioni risultino vincolata da quanto, e male, fatto da Orlando”.