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Scontro consiglio-assessore| La strada è in salita

Oggi alle 17 si annuncia il duello a Sala delle Lapidi.

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PALERMO – La strada del nuovo regolamento dehors rischia di essere tutta in salita. Quando l’accordo politico sembrava a un passo, con l’accorpamento delle due proposte (quella dell’assessore Marco Di marco e quella della Seconda commissione presieduta da Paolo Caracausi), ecco un nuovo scontro giunta- consiglio comunale che rischia di far arenare il tutto.

L’appuntamento è per oggi alle 17 a Sala delle Lapidi, quando le due parti proveranno a trovare un accordo, ma le premesse non sono delle migliori. Ieri, durante tutta la giornata, sono proseguite febbrili le trattative: incassata l’assoluta contrarietà del Segretario generale a qualunque nuova proroga per i gazebo, i consiglieri hanno però dovuto fare i conti anche con un piccolo colpo di scena. Perché se fino a qualche giorno fa sembrava tracciato il percorso, che prevedeva di lavorare sulla bozza Caracausi modificata tramite un maxi-emendamento con le novità apportate dall’assessore, ieri Di Marco ha invece proposto un’altra soluzione: ritirare entrambe le delibere per formularne una terza che sia una sintesi delle prime due. “Sì, c’è questa iniziativa – conferma l’assessore – in questi due giorni dovremmo lavorare su un terzo documento”.

Ma la cosa non fa di certo fare i salti di gioia ai consiglieri. “Noi ci batteremo perché si trovi una soluzione – dice Caracausi – non possiamo tenere ancora in sospeso gli imprenditori, va data una risposta. Ci atterremo alla volontà del consiglio comunale, qualora si voglia un nuovo regolamento, ma per approvarlo ci vorrebbe almeno un mese”. In effetti l’iter dovrebbe ricominciare da capo, chiedendo nuovamente tutti i pareri che però, a volerla dire tutta, non ci sono nemmeno sull’attuale bozza. “La proposta di modifica del regolamento sui gazebo, inserita nell’ordine del giorno, non può essere discussa perché manca il parere obbligatori della Terza commissione consiliare, organismo di cui faccio parte, ma che finora non ha ricevuto una sola pagina della stessa proposta di delibera”, dice in una nota Angelo Figuccia. E all’appello manca anche il parere della Sesta commissione che, se non è dovuto per la delibera dell’assessore, lo è invece per quella della commissione (visto che ipotizza di posizionare sedie e tavoli sulle strisce blu).

La sensazione, comunque, è che ci sia un fronte trasversale in Aula che non ha alcuna intenzione di ritirare la proposta del consiglio, anche per non darla vinta all’assessore con cui Sala delle Lapidi ha da tempo ingaggiato un duello a distanza su vari temi, regolamento della pubblicità e motocarrozzette in primis. Oggi si potrebbe andare dunque allo scontro, mentre intanto i commercianti smontano i gazebo e cominciano a fare i conti con il minor fatturato che avrà conseguenze anche sui livelli occupazionali.

“La delibera consiliare non si può ritirare – spiega Giulio Tantillo, capogruppo di Forza Italia – anche se andrebbe rivista alla luce del nuovo parere dell’Avvocatura comunale”. Un parere giunto ieri, e richiesto dalla presidenza, che risponde proprio a una mozione di Tantillo e conferma la bontà del provvedimento del commissario Luisa Latella, datato febbraio 2012, con cui si sancì l’adozione della pena accessoria dei cinque giorni di chiusura prevista per legge nel caso di occupazione di suolo pubblico a fini commerciali. “Prendo atto del parere – dice il forzista – ma mi chiedo se posizionare una pianta davanti al proprio negozio abbia un fine commerciale e se rappresenta un pericolo per la sicurezza. Anche perché, se poi chiedo l’autorizzazione, gli uffici me la concedono pure: e allora se pago non c’è più il pericolo?”. Il parere, comunque, ribalta quanto aveva disposto il sindaco lo scorso agosto: secondo il primo cittadino, infatti, il ripristino dello stato dei luoghi e il pagamento della sanzione erano sufficienti, senza che si dovesse ricorrere alla chiusura. “La legge però dice che il sindaco può adottare un simile provvedimento e non che deve – continua Tantillo – sulla materia serve maggiore chiarezza, per questo ripresenterò il quesito. Chiederò una conferenza dei capigruppo con tutti i dirigenti preposti per arrivare a una soluzione univoca”. E potrebbe far discutere anche il parere dell’ufficio Traffico, che ha identificato nella carreggiata stradale la parte che va da striscia blu a striscia blu, consentendo così di posizionarvi i dehors.

“Noi siamo favorevoli a quanto deciderà il Comune – commenta il presidente di Confartigianato Nunzio Reina – accetteremo i dehors così come li approveranno e accogliamo di buon grado il fatto che si possano posizionare sulle strisce blu, andando incontro alle esigenze di chi trasformerà i gazebo in dehors. Siamo anche favorevoli alla temporaneità all’autorizzazione, mi pare ci siano la buona volontà ma sarebbe opportuno presentare un unico regolamento che metta tutti in condizione di lavorare. Non chiediamo proroghe ma tempi certi: deve esserci il modo di presentare la richiesta al Suap avendo il tempo di trasformare il gazebo in dehors senza chiudere le aziende. Inoltre troppi locali si troveranno a dover chiudere per cinque giorni, è un danno che poi pagano i dipendenti, non tutti ce la fanno economicamente. Chi ha occupato il suolo pubblico con una pianta deve ripristinare tutto ma senza chiudere, serve una soluzione”.

Fa ancora discutere inoltre il caso Spinnato, a cui è stato intimato di smontare sedie e tavoli a piazza Castelnuovo e che aspettava il rinnovo dell’autorizzazione da settembre. “E’ l’unico caso – dice Di Marco – gli uffici ci hanno spiegato che, avendo unificato le attività, non era possibile concedere più di 50 metri quadrati secondo quanto prevede l’attuale regolamento”. “Spinnato secondo l’assessore era in regola e secondo gli uffici no – dice Reina – la multa avrebbe comportato cinque giorni di chiusura e quindi l’imprenditore ha preferito smontare tutto. Con il regolamento sarà messo in condizione di ripristinare secondo le regole. Chiedo però che ci sia una percentuale in relazione alla quantità di spazio: non vorrei che qualcuno con dieci metri quadri di locale chieda l’autorizzazione per trenta, creerebbe una concorrenza sleale”.

 

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