Elly Schlein e la crisi del Pd siciliano

Cara Elly Schlein, cosa dice del Pd immobile tra Palermo e la Sicilia?

Un partito in crisi. Che non riesce a incidere

Cara Elly Schlein, nella pienezza del suo ruolo di segretaria, può dirci, per favore, qualche parola netta e attuale sul Partito Democratico in Sicilia? Magari con una presa di posizione che non contempli prudenze tattiche di sorta e che non sia mediata?

Posticipare un giudizio schietto e unico, nella sua qualità di leader – una valutazione che metta una comunità davanti al suo specchio – non converrebbe innanzitutto a lei. Anche perché altri stanno esprimendo un pensiero critico.

Le dimissioni che bruciano

Ha sentito cosa ha detto Antonio Ferrante, ex membro della direzione? Ecco uno stralcio della sua lettera di addio che descrive il Pd siculo come: “…ombra di sé stesso, lacerato dalle divisioni interne e proiettato già, elmetti in testa, verso un congresso che sin dalle prime battute appare come una guerra fratricida, prima che un confronto democratico per scegliere la classe dirigente, uno scontro all’ultimo sangue più feroce di quello con le destre”.

Sicuramente, cara Segretaria Schlein, avrà letto l’intervista data a questo giornale da Sergio Lima, coordinatore della sua mozione, che, nel rispetto della forma e del garbo, offre un quadro – a essere generosi – assai pungente.

Dice, infatti, Lima: “In Sicilia il partito probabilmente sta un po’ peggio (rispetto alla casa madre nazionale, ndr)… . Questo non per responsabilità di singoli dirigenti o parlamentari. Qui il Partito democratico arriva da una lunga scia di sconfitte e deve ritornare ad avere coraggio”.

“Non interpretiamo il cambiamento”

Una condanna appena ingentilita dall’assoluzione impartita alla classe dirigente, per questioni di tattica interna, ma evidente. Ancora Lima: “Il Pd pensa troppo a se stesso e troppo poco a quello che c’è fuori dal proprio recinto. Pensa troppo ai propri gruppi dirigenti, ai propri assetti e alle posizioni dei singoli e troppo poco alla visione della Sicilia che sogna. Questo partito in Sicilia finora non è stato in grado di interpretare un sogno di cambiamento”.

Non sono quisquilie, cara Segretaria, ma catilinarie ruggenti. Ovviamente, poiché Sergio interviene, sarebbe davvero arduo ritenere Elly lontana dal messaggio. Tutto lascia intendere che quella onesta chiacchierata da militante sia l’eco di una riflessione condivisa.

Proprio per questo sarebbe opportuno il timbro immediato di chi ha la responsabilità di un popolo politico. Per rendere esplicito e inequivocabile il senso di un percorso. Per indicare una rotta un po’ meno ondivaga.

Una voce troppo flebile

Il Pd siciliano punteggia le cronache, con una voce molto flebile, ma non offre orizzonti. Si ferma al preambolo. E, talvolta, nemmeno a quello. Non si avverte, per esempio, una intonazione corale e forte, sostenuta nel tempo, sulla vicenda enorme del Teatro Massimo.

Nell’organizzazione di un pensiero continuato e fermo sul futuro della più importante fabbrica culturale di Palermo, il Pd manca all’appello, con una perfino minima capacità di mobilitazione generale. Il dibattito si svolge, nei suoi sviluppi più recenti, tutto nell’ambito del centrodestra, sull’asse Giuli-Schifani-Lagalla.

Ed è soltanto uno dei casi in cui l’afonia del centrosinistra locale racconta una ritirata che lascia il campo ad altri, senza quasi nemmeno averci provato.

Ecco, Segretaria, il ritratto incontestabile di un partito immobile. Il ‘suo Pd’ a Palermo e in Sicilia. Lei, cara Elly Schlein, cosa intende fare?


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