CATANIA – E’ stata fissata per il 14 dicembre la nuova udienza del processo a carico di Sebastiano Scuto che si celebra davanti al Tribunale sezione Misure di Prevenzione. Il Pg Gaetano Siscaro ha chiesto la confisca di tutti i beni e contestualmente ha annunciato il ricorso al Tribunale del Riesame avverso all’ordinanza della seconda sezione penale della Corte d’Appello che ha accolto l’istanza dei difensori dell’imputato e disposto la revoca dei decreti di sequestro preventivo limitatamente ai beni e alle quote societarie intestati a soggetti diversi da Scuto ed ha ordinato l’immediata restituzione.
Alla base dell’ordinanza della Corte d’Appello vi è la sentenza di secondo grado scaturita dal processo penale celebratosi a seguito del rinvio della Cassazione. Il procedimento di rinvio ad ottobre si è concluso – sotto il profilo della misura patrimoniale – con la conferma della confisca limitata alle sole quote societarie di Aligrup intestate allo Scuto fino alla concorrenza di 15 milioni di euro. La Corte, dunque, disponeva la restituzione di tutti gli altri beni.
Una restituzione, però, che può diventare esecutiva solo quando la sentenza passa in giudicato e diventa esecutiva. Per la Corte d’Appello questo limite attiene solo ai beni intestati direttamente a Scuto e invece ritiene che si debba procedere alla restituzione del patrimonio intestato a terzi (in pratica ai familiari dell’imprenditore) in quanto sarebbero venuti meno gli elementi che legittimano la permanenza del sequestro. E per questo ha revocato i decreti di sequestro e disposto l’immediata restituzione.
Una conclusione che però il Pg Gaetano Siscaro ritiene contradditoria e in violazione della normativa vigente. Nel ricorso in appello al Tribunale del Riesame il magistrato evidenzia che la norma “subordina il venir meno della misura cautelare reale del sequestro preventivo” il fatto che la sentenza di condanna senza confisca sia definitiva. E in questo caso – sottolinea Siscaro più volte nel ricorso – la sentenza di condanna senza confisca non è definitiva. Il magistrato chiede, dunque, al Tribunale del Riesame di annullare l’ordinanza della Corte d’Appello che dispone la restituzione dei beni intestati ai soggetti diversi dall’imprenditore puntese condannato per mafia.