L’idea prende sempre più corpo, giorno dopo giorno. E ormai i partiti cominciano a ragionarci su concretamente. Che la XV legislatura dell’Assemblea regionale siciliana arrivi alla scadenza naturale è qualcosa a cui ormai quasi nessuno crede. E il voto anticipato in autunno aleggia sempre più sul Palazzo. La giornata dei lunghi coltelli che ha agitato ieri il Pd siciliano ha rafforzato quest’impressione. Perché, se da un lato Giuseppe Lupo e gli altri partecipanti alla direzione di ieri hanno manifestato l’intenzione di staccare la spina al governo Lombardo, dall’altro, i “dissidenti” di Innovazioni, area Crac e lettiani, non hanno escluso, con dichiarazioni esplicite, dal canto loro l’ipotesi di voto anticipato “a prescindere dal rinvio a giudizio di Lombardo” (Cracolici dixit). “Le elezioni anticipate? Credo che saranno inevitabili”, rafforza il concetto Nino Papania, citato oggi dai quotidiani. Il dado è tratto, insomma, o quasi.
Gli sviluppi della vicenda giudiziaria di Raffaele Lombardo hanno drammaticamente accelerato il processo che porterà alla fine della legislatura. Cracolici, Papania e gli altri, che continuano a insistere sull’alleanza con moderati e autonomisti e pensano di presentarsi alle prossime elezioni insieme alle forze politiche alleate all’Ars, hanno ben chiaro che non si può tirare troppo la corda e andare avanti per molto tempo in questa situazione logorante, che rischia di provocare emorragie di voti del Pd verso la sua sinistra. Anche Lombardo pare aver capito l’antifona. Dicono che il governatore sia molto provato, che abbia accusato l’imprevisto colpo catanese e che abbia ben chiara la difficoltà degli alleati democratici nel continuare a sostenerlo in questa situazione.
Ma c’è di più. Un motivo supplementare spinge l’Ars verso lo scioglimento. Ed è il disegno di legge costituzionale che sta camminando a Roma e che confermerà il taglio da 90 a 70 deputati dell’Assemblea. Una mannaia che soffocherebbe le speranze di tanti di rientrare a Palazzo dei Normanni. Una mannaia che il voto anticipato potrebbe schivare e rimandare alla prossima legislatura.
Tutti i pezzi del puzzle, insomma, portano, salvo sorprese sempre all’ordine del giorno, allo scenario del voto in ottobre. In vista del quale i partiti si peseranno in questa tornata di elezioni amministrative. Dovendo nel frattempo fare i conti con le questioni aperte al proprio interno. Nel Pd, per esempio, si andrà allo scontro definitivo, per decidere con quali alleanze presentarsi alle prossime elezioni. Una partita che sicuramente vedrà il coinvolgimento di Roma e che potrà avere ripercussioni nazionali. Dall’altra parte, l’Udc dovrà decidere se riallacciare i rapporti col Terzo polo o abbracciare il Pdl e Miccichè in una coalizione di centrodestra analoga a quella che si è formata a Palermo attorno a Massimo Costa. Una squadra, quest’ultima, in cui più d’uno ambisce, più o meno dichiaratamente, alla poltrona di presidente della Regione. L’esito del voto di maggio aiuterà a dipanare la matassa, probabilmente. E aprirà la nuova campagna elettorale, che congelerà ancora per mesi l’attività di governo in una Sicilia sempre più alla deriva.
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