Torna la tensione sul fronte Sanità in Sicilia. Sin dalle prime ore del mattino circa seicento operatori dei laboratori d’analisi presidiano la zona antistante l’assessorato alla Salute di piazza Ottavio Ziino. I dipendenti del servizio sanitario nazionale – ricevuti dall’assessore Lucia Borsellino -protestano, ancora una volta, contro l’applicazione del tariffario Bindi che taglia del quaranta per cento i rimborsi regionali: un tariffario già introdotto nel 2007 col decreto Balduzzi, poi impugnato dai laboratori davanti al Tar. Attesi, in queste ore, diversi pullman provenienti dalle province di Catania, Caltanissetta e Siracusa per un totale di circa un migliaio di manifestanti.
I lavoratori chiedono a gran voce la revisione delle tariffe e minacciano di uscire dal sistema di accreditamento regionale con pesanti ripercussioni sulle tasche dei cittadini: “La logica imposta non ci consente di andare avanti. In Sicilia stiamo vivendo una situazione drammatica – tuona Gaetana Chiarenza, rappresentante Confabi Sanità Sicilia –. La decisone della Borsellino di resuscitare tariffe mai applicate in Italia potrebbe portare ad une vero e proprio disastro finanziario a carico delle aziende sanitarie private”.
A detta degli operatori, inoltre, la richiesta di recupero di circa centocinquanta milioni di euro relativi ai cinque anni di arretrati darebbe l’estremo colpo di grazia ad un settore già in crisi. Dopo l’incontro di qualche giorno fa tra le sigle sindacali e l’assessore Lucia Borsellino, conclusosi con una fumata nera, i lavoratori hanno così deciso di riprendere la protesta a oltranza: “Abbiamo chiesto all’assessore alla Salute di intervenire col ministero per far presente le nostre ragioni e, nel frattempo, poter inserire dei correttivi per arrivare a decisioni concrete”, assicura Mario Rizzo, segretario generale della Confederazione Strutture Sanitarie Private. Nulla, ad oggi, è stato fatto per risolvere l’incombenza e la situazione rischia di implodere: sempre più vicina la minaccia dell’avvio delle procedure di licenziamento per gran parte del personale.
“Su un laboratorio con trecentomila prestazioni, ad esempio, con un bilancio di un milione di euro l’anno c’è un abbattimento di ben quattrocentotrenta mila euro che serve a coprire esclusivamente il costo del personale – continua Rizzo – i dipendenti del settore sono circa settemila in Sicilia e circa il cinquanta per cento delle strutture rischia di chiudere”. Le parole dei rappresentanti dei centri si fanno infuocate: “Sfiderei chiunque a lavorare sottocosto. Da quarant’anni esercitiamo un servizio essenziale sul territorio sostituendo e sopperendo alle carenze del settore sanitario pubblico – sentenzia il biologo Antonino Barresi – Non vogliamo creare disagio alla popolazione, come qualcuno sostiene, ma cerchiamo semplicemente di tutelare un nostro diritto”. Il braccio di ferro tra l’assessore della giunta targata Crocetta e le sigle è in corso. L’accordo non è stato ancora raggiunto e se, nelle prossime ore, nessuna schiarita sarà data ai lavoratori la serrata potrebbe proseguire a tempo indeterminato.