I carabinieri di Cammarata, paese in provincia di Agrigento, hanno arrestato sette presunti affiliati al clan mafioso della zona. Gli indagati sarebbero tutti accusati di associazione mafiosa. Gli arresti sono stati disposti dal gip del tribunale di Palermo su richiesta dei pm della direzione distrettuale antimafia. Secondo le prime informazioni, il clan più colpito da questa retata sarebbe quello che fa capo alla famiglia Panepinto di Bivona.
I Panepinto, secondo quanto e’ stato ricostruito dai carabinieri, proprietari di un impianto di calcestruzzo, negli anni Novanta, avevano denunciato i loro estortori e a uno di loro, Luigi Panepinto, era stata assegnata anche la scorta. Da vittima delle estorsioni fatte da Cosa Nostra, i Panepinto si sarebbero trasformati, secondo l’accusa in estortori. Le sette ordinanze di custodia cautelare firmate dal Gip di Palermo Donatella Puleo su richiesta dei sostituti della Dda Gianfranco Scarfò e Giuseppe Fici, riguardano i fratelli Luigi, Maurizio e Marcello Panepinto di Bivona (di 41, 35 e 33 anni), Giovanni Favata di Alessandria della Rocca (68), Domenico Parisi, Vincenzo Ferranti di Santo Stefano di Quisquina (76) ed Enzo Quaranta di Favara (38). Le indagini sono partite nel novembre 2006 quando a Santo Stefano di Quisquina furono incendiati due mezzi dell’impresa di Ignazio Putrò al quale erano arrivate richieste estorsive svelate da intercettazioni telefoniche e ambientali. Richieste che sarebbero state avanzate dal gruppo dei Panepinto, i quali, secondo gli inquirenti, non si facevano sfuggire alcun vincitore di appalto pubblico. Ignazio e Calogero Panepinto, padre e zio dei fratelli arrestati, furono uccisi in un agguato di mafia nel 1994. Lugi, che iniziò a collaborare con le forze dell’ordine ottenne una scorta e la tutela dei carabinieri.