Siracusa, la norma 'salva Isab' è davanti alla Consulta: cosa accadrà - Live Sicilia

Siracusa, la norma ‘salva Isab’ è davanti alla Consulta: cosa accadrà

Il provvedimento del governo e il sequestro dello stabilimento

SIRACUSA – Il gip del Tribunale di Siracusa ha sollevato di fronte alla Consulta la questione di legittimità costituzionale di una delle norme del “salva Isab”, provvedimento del Governo che in caso di sequestro preventivo da parte dell’autorità giudiziaria di stabilimenti industriali dichiarati di interesse strategico nazionale o di impianti o infrastrutture necessari ad assicurarne la continuità produttiva consente al giudice di autorizzare la prosecuzione dell’attività.

Il disastro del petrolchimico

È il caso del petrolchimico di Siracusa colpito dall’inchiesta per disastro ambientale della Procura di Siracusa culminata con il sequestro del depuratore Ias, in cui si trattano i reflui civili di due Comuni, Priolo e Melilli, ed i fanghi della zona industriale. Legambiente Sicilia ha reso nota l’ordinanza del giudice, davanti al quale è in corso l’incidente probatorio per accertare le ipotesi della Procura di Siracusa per disastro ambientale. Secondo la Procura di Siracusa, i decreti “salva Isab/Ias” vìolano i principi di bilanciamento tra le esigenze dell’attività produttiva e dell’occupazione e la tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente.

Il commento di Legambiente

“Ciò accade – spiega Legambiente – perché il decreto interministeriale del del settembre scorso, sostanzialmente sostituisce le prescrizioni più rilevanti delle autorizzazioni vigenti, consentendo l’immissione di reflui connotati da percentuali di inquinanti di gran lunga superiori ai limiti di legge. Si prevede inoltre la misurazione della media mensile dei valori anziché giornaliera, in tal modo consentendo che le aziende possano effettuare degli scarichi di reflui caratterizzati da picchi giornalieri di inquinanti potenzialmente illimitati. “Ancora una volta – dice Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – in Italia si costringe la magistratura ad intervenire su problemi lasciati insoluti per anni dalle altre istituzioni e dalla politica nazionale e locale. La continuità produttiva non deve più, in nessun caso, mettere in pericolo la salute dei cittadini né provocare danni ambientali”. Legambiente registra “l’inerzia più assoluta da parte della Regione, proprietaria dell’impianto, alla quale il decreto del Ministero delle imprese dello scorso settembre attribuisce la fondamentale funzione di coordinamento per realizzare le indispensabili opere di adeguamento dell’impianto e risolvere le questioni ambientali”.


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