E adesso che la Consulta ha bocciato il referendum sulla legge elettorale, a Roma soffia un gran vento di proporzionale. La via maestra, infatti, sembra quella di una riforma della legge elettorale che superi i collegi uninominali e riporti l’Italia alla stagione del proporzionale, seppur corretto. Il riferimento dovrebbe essere la legge tedesca, che ha uno sbarramento del cinque per cento. Pare che i partiti di governo siano orientati su questa strada, che non dispiace nemmeno a Forza Italia. E che può aprire scenari nuovi. Sia a livello nazionale sia in Sicilia, lì dove la componente dei moderati nel centrodestra dell’era salviniana è ancora relativamente corposa. Sì, perché se in un’ottica di collegi uninominali e di maggioritario, l’alleanza con la Lega di Salvini era per Forza Italia e per i suoi cespugli centristi una via quasi obbligata, con il ritorno al proporzionale potrebbe scattare un liberi tutti che apre scenari nuovi. E che potrebbe rigenerare il dimenticato Centro.
In uno scenario di legge elettorale proporzionale, infatti, senza più le coalizioni che si presentano alleate nei collegi uninominali, le alleanze tornerebbero, come accadeva nella prima repubblica, a maturare in Parlamento. E questo potrebbe accrescere il potere delle formazioni più piccole al centro dello schieramento, come possibile ago della bilancia. Le prime simulazioni circolate in questi giorni, ad esempio, dimostrano come con una legge di quel tipo, oggi il centrodestra di Salvini avrebbe la maggioranza solo grazie a Forza Italia. E questo non è un elemento da poco per un partito come quello di Berlusconi, da un pezzo in caduta libera, che vive in Sicilia un’emorragia costante di ceto politico che si sta spostando pezzo dopo pezzo verso i partiti sovranisti della coalizione, Lega e Fratelli d’Italia.
Se Forza Italia è sembrata quasi rassegnata negli ultimi tempi ad adeguarsi al ruolo di junior partner della Lega, ed emblematico in tal senso in Sicilia è stato il cambio di spartito di Gianfranco Micciché nei confronti di Salvini e del Carroccio, un ritorno al proporzionale potrebbe sganciare quel che resta dei berlusconiani dal rischio di sudditanza, magari avvicinandoli ad altri moderati oggi sull’altra sponda politica. In primis Italia viva, il soggetto politico di Matteo Renzi, che sta nella coalizione di governo nazionale ma che a ogni buona occasione rimarca la sua distanza dall’asse Pd-5 Stelle. E ci sono poi i più piccoli soggetti liberaldemocratici come Più Europa e Azione di Carlo Calenda, che invece non sostengono il governo Conte bis proprio per la pregiudiziale antigrillina, e che potrebbero rimpolpare questa nascitura area di centro. Di mezzo, certo, ci sono gli attriti personali, ma nulla è insuperabile e infatti sembra proprio che Italia viva e Azione possano collaborare già nelle regionali in programma nei prossimi mesi.
E in Sicilia? Qui la componente moderata e centrista del centrodestra, pur ridimensionata, è più viva che altrove. Tra Forza Italia e i centristi di Udc e Popolari-Autonomisti, la pattuglia moderata nell’Isola ha ancora un qualche peso. E d’altro canto, quando questo mondo si è presentato unito alle Europee dell’anno scorso, tutti sotto il simbolo di Forza Italia, il risultato ottenuto, circa il 13 per cento, è stato rispettabile.
Questa settimana a Palazzo dei Normanni un vertice del gruppo parlamentare Udc con il segretario nazionale Lorenzo Cesa e il coordinatore regionale Decio Terrana ha ragionato sulla strategia del partito in vista delle prossime amministrative, rimanendo però saldamente ancorati a una prospettiva di centrodestra tradizionale: “Dobbiamo impegnarci – ha detto Eleonora Lo Curto – per evitare che il baricentro politico di questa alleanza di governo si sposti sempre più a destra. Anzi riteniamo che l’Udc assieme ad altre forze moderate abbiano il dovere di ragionare insieme perché, a partire dalla Sicilia, la prossima alleanza di governo nazionale, seppure a trazione leghista, guardi alla carta geografica dell’Italia, non da nord a sud ma su un piano orizzontale”. Buoni propositi che però si scontrano con la fragilità numerica dei moderati del centrodestra. Ben diverso sarebbe lo scenario se dal proporzionale che verrà emergesse uno schieramento di centro autonomo in grado di condizionare su posizioni liberali i vincitori di domani.
Tra il dire e il fare, però, ci sono gli equilibri regionali. Perché qui come in altre regioni il centrodestra governa unito secondo uno schema tradizionale e questo ha ovviamente il suo peso. Potranno essere allora i Comuni il terreno di sperimentazione di nuove geometrie, come del resto già da un po’ accade in Sicilia. Ecco perché il test della prossima primavera delle amministrative va guardato con grande attenzione per cogliere eventuali cambi di vento.