CATANIA. Una vicenda umana. Dai contorni grotteschi. E che richiamerebbe al buonsenso ed alla pietà: non fosse altro che a predominare su tutto è, invece, la glaciale e matematica applicazione di cavilli burocratici. Questa mattina, la 69enne Anna Maria Sottosanti riceverà la visita dell’ufficiale giudiziario e del delegato alla vendita della sua casa che le ufficializzeranno lo sfratto. Una storia che non sembra poter avere un lieto fine e che vede la signora Anna Maria, con una invalidità riconosciuta tra il 67 ed il 99%, lottare per evitare di finire in mezzo ad una strada. Già da questa mattina. “Non chiedo altro che il tempo di trovare una nuova sistemazione – spiega -. Sono disabile e stanno svendendo la mia casa. Chiedo solo che in questo frangente mi venga riconosciuto il diritto di abitazione: non so più a chi rivolgermi”.
LA STORIA. La signora Anna Maria acquista l’appartamento al secondo piano di uno stabile in via Giordano Bruno nel 2006 al costo di 280 mila euro. Per 6 anni paga regolarmente le rate del mutuo: poi, però, non riuscirà più. Le rate sono diventate una montagna insormontabile. La 69enne perde capitale e investimento e la banca reclama il dovuto. Anna Maria, nel frattempo, trova il supporto di una famiglia che in casa riesce ad aiutarla visto le sue molteplici difficoltà. Ma la procedura esecutiva continua a fare il suo corso e sebbene la 69enne abbia provato a chiedere di restare fino al termine dell’iter per poter trovare una nuova sistemazione, questa mattina l’ufficiale giudiziario busserà comunque alla sua porta.
“Io non ce l’ho con la banca o con il giudice: entrambi fanno il loro lavoro. Ma io sarò costretta a vivere in strada”. La signora Anna Maria è difesa dal legale Paolo Sapuppo. E questa mattina, con il suo avvocato, tenterà un tentativo estremo per poter mediare: una casa svenduta rispetto al prezzo originario ed una donna con disabilità che rischia seriamente di finire a vivere per strada. Per di più, l’immobile non è ancora stato venduto. Storie di ordinaria disumanità dove la dignità delle persone è quantificabile dalla possibilità di aver potuto saldare o meno le rate di un mutuo.