SIRACUSA – Il telefono di Giuseppe Nunzio Montagno Bozzone squilla quando manca appena un mese alle elezioni amministrative di Melilli del 2022. È il 7 maggio, Bozzone è nel mirino dei carabinieri che stanno monitorando la riorganizzazione del clan Nardo nel siracusano. A telefonare è uno dei politici più importanti della provincia: Giuseppe Sorbello detto ‘Pippo’, finito ai domiciliari nell’ultimo blitz. Ecco cosa emerge dall’inchiesta coordinata dalla Dda di Catania col Pm Sebastiano Ardita.
La prima telefonata
I carabinieri registrano l’ex assessore regionale che parla con Bozzone degli incontri programmati con altri esponenti politici come l’architetto Salvo Cannata, non indagato, che aveva appena ritirato la propria candidatura a sindaco per sostenere Sorbello. Bozzone è stato arrestato con l’accusa di associazione mafiosa, reati in materia di armi, estorsione e detenzione di stupefacenti. Il figlio, Antonino, era detenuto durante la campagna elettorale. Ma lui, Giuseppe Nunzio, dimostrava di essere in prima linea per le amministrative a suo sostegno, facendo anche il cognome delle persone contattate: “Io già con Formica… abbiamo parlato… e ci dobbiamo incontrare. C’è Turi… e… Turi Pisa… e tu perché già a quello l’abbiamo piegato”.
I carabinieri registrano gli attimi più concitati della competizione elettorale, quelli che precedono il silenzio, esattamente l’8 giugno, a 3 giorni dal voto. Montagno Bozzone prova a convincere alcuni sostenitori di “Peppe” Carta, il rivale di Sorbello, poi eletto, a cambiare idea: “Siccome iddu è ‘ccu Peppe Carta, no, ciccomu iu ci avia dittu che i voti ci ana a ‘ddari a Pippo Sorbello”, ci dissi”. Dalle conversazioni emerge l’auspicio di Montagno Bozzone di “rumpiri tutti i corna” a chi non avesse mantenuto la parola data, cioè votare per ‘Pippo’. Montagno Bozzone non le manda a dire, controlla anche i social e si diceva pronto a far “cambiare residenza” a chi attaccasse Sorbello su facebook. Le cimici registrano una conversazione nel carcere di Caltagirone tra Giuseppe Montagno Bozzone, ovvero il padre e il figlio Antonino, recluso: il presunto esponente dei Nardo non esita a minacciare di “ammazzare” i dissenzienti. Per esempio avvisa un certo S.V., che sarebbe stato pronto a “Scannarlo”.
Il “patto”
Gli inquirenti sostengono che Sorbello avrebbe assunto un “impegno” a favore del sodalizio mafioso che lo stava appoggiando nella propria candidatura”. A pochi giorni dal voto i carabinieri documentano “la corresponsione di somme di denaro da parte del candidato sindaco a Giuseppe Montagno Bozzone – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – anche mettendo a disposizione della difesa di costui i propri avvocati e prospettando l’appoggio di un magistrato non meglio identificato che sarebbe stato a lui vicino e avrebbe potuto aiutarlo”. I militari annotano telefonate sospette nell’aprile del 2022, Montagno si lamenta di un appuntamento al quale Sorbello non è venuto: “Cioè io ti voglio dire una cosa sola, non è che mi devi far fare la figura a me del pellerino (dell’accattone ndr), a là, minchia, avevamo l’appuntamento per dire … che tu dovevi venire (…)richiamami dai, avanti, a te aspetto!”. Subito dopo Sorbello organizza un nuovo incontro. Il 25 aprile è la moglie di Montagno a confidare alla figlia che il padre aveva ricevuto 500 euro da Sorbello per procurargli i voti: “Con quello là, con Pippo Sorbello per i voti, gli aveva detto la settimana scorsa che gli dava qualcosa di soldi e non si è fatto vedere proprio (…) ora stamattina si sono incontrati, essendo che ieri c’è venuto (…) e ora stamattina gli ha dato 500 euro”.
La scarcerazione del figlio
In numerose conversazioni “i vari interlocutori” scrive la Gip catanese Giuseppina Montuori, “parlano della possibile scarcerazione anticipata di Antonino Montagno Bozzone e dell’aiuto che in tal senso il Sorbello avrebbe dovuto fornire quale uno dei compensi del sostegno elettorale del clan”. Le cimici piazzate in carcere registrano che Sorbello avrebbe garantito il coinvolgimento di un magistrato “mai identificato che il Sorbello millantava di conoscere ed avere vicino, tanto che avrebbe potuto aiutarli in tal senso”.
I Montagno Bozzone in campo
La tensione sale a ridosso del voto, Giuseppe e Antonino Montagno Bozzone contattano “una serie di soggetti, per invitarli – ricostruiscono gli inquirenti – a dare il proprio voto al candidato sindaco in parola”. Contemporaneamente, i carabinieri registrano altre telefonate organizzative con Sorbello ed è proprio Giuseppe Montagno Bozzone ad andare, il giorno del voto, nelle strade di Melilli “per controllare l’andamento del voto e contatta alcuni elettori invitandoli a recarsi al seggio”.
Il 28 maggio del 2022 Giuseppe Cristina contatta Giuseppe Montagno Bozzone: “Pippo, io sono Pino, Pino Cristina, io sono a casa mia qua e sono con Pippo Sorbello, te lo faccio salutare e poi ci vediamo stasera, pomeriggio, quando dici tu. Poco dopo l’aspirante sindaco parla direttamente con Montagno Bozzone: “Diuscutetevi quella cosa che lui mi ha accennato e che noi abbiamo parlato,. Discutila con Cristina, videmu come a putemu sistemare sta cosa, facciamo cose buone”.
I contatti del politico
Monitoarando il traffico telefonico di Montagno Bozzone, i carabinieri acquisiscono anche le conversazioni in cui Sorbello viene citato dagli interlocutori del presunto affiliato. Per esempio quando Sebastiano Ternullo parla con Montagno di un appuntamento indicato da ‘Pippo’ alla Sicil Fuel. Lo stesso Montagno informa la moglie di un imminente incontro con Sorbello e nei colloqui in carcere informa il figlio detenuto di aver visto il politico la sera precedente.
A ridosso del voto, Sorbello contatta il presunto affiliato: “”Pippo, ti volevo dire questo, domani mattina, o stasera sul tardi, poi io ti chiamo, e n ipassamu na cosa e poi domani ni videmo, dumani in mattinata o in tarda mattinata, va bene, così ci facciamo il punto, mi dici comu semu comminati, va, facciamo un piccolo breafing, va bene?”. E Montagno bozzone conferma: “Quannu dici tu Pippo, io problemi non ce ne ho”.
Il 12 giugno, a urne aperte, Sorbello e Montagno Bozzone controllano l’andamento del voto. “Ti chiamai dissi a me cumpari Davidi – dice Montagno – ci ricordu pi vutari a me cumpari Pippo”. Stesso discorso per i familiari. Poi le cose vanno male, ma a livello investigativo i carabinieri avevano in mano tutti gli elementi necessari.