Steri, conclusi i lavori alle Carceri dell'Inquisizione

Steri, conclusi i lavori alle Carceri dell’Inquisizione

Installato un impianto di climatizzazione, controllato da remoto, in grado di mantenere il microclima ottimale in caso di variazioni climatiche esterne

PALERMO – Una luce blu, posizionata al di sopra della porta automatizzata, segnala un tasso di umidità più alto del dovuto. Una spia arancione, invece, indica livelli troppo bassi. Ma non solo. Sono costantemente monitorate anche la temperatura e la quantità di CO2. Il tutto è controllato in remoto con un impianto di climatizzazione pronto a rispondere tempestivamente a variazioni climatiche esterne modificando i propri parametri per mantenere il microclima ottimale.

Si sono conclusi i lavori, realizzati e finanziati per 300 mila euro dall’Università degli Studi di Palermo, che riguardano il progetto pilota approvato dalla Soprintendenza per fermare il deterioramento dei dipinti lasciati dai prigionieri del Santo Uffizio sui muri delle celle del Carcere dell’Inquisizione allo Steri.

Un patrimonio inestimabile, realizzato tra il diciassettesimo e il diciannovesimo secolo, a testimonianza degli oltre seimila prigionieri dell’Inquisizione spagnola in Sicilia. Opere dal valore incalcolabile che rischiavano di sparire, dissolvendosi sotto gli sguardi dei visitatori, perché troppo fragili per difendersi dal tempo e dall’umidità.

Midiri: “Patrimonio inestimabile”

“Il nostro Ateneo – ha sottolineato il rettore dell’Università degli Studi di Palermo, Massimo Midiriconferma l’impegno a tutela del patrimonio culturale della nostra città“.

“Un patrimonio inestimabile dal profondo valore sociale ed educativo che l’Università contribuisce non solo a difendere e a custodire ma a mettere a disposizione della comunità nell’ambito della missione di diffusione del sapere e della conoscenza che caratterizza il mandato di questa Governance”.

I lavori hanno riguardato la realizzazione di un impianto di climatizzazione a servizio di tre celle del piano terra del museo in grado di mantenere l’umidità relativa al 65 per cento e una temperatura che non deve scendere al di sotto dei 20 gradi centigradi. Ma non solo. Sono stati effettuati anche interventi con speciali malte per evitare che l’umidità di risalita possa provocare lo sbriciolarsi di pezzi di intonaco.

Presentato anche il progetto che riguarda il giardino trecentesco dei Chiaromonte, caratterizzato dal viale di alberi di arancio amaro, primo passo del percorso più lungo di restauri del complesso monumentale dello Steri. Progetto del valore di circa 8 milioni e mezzo di euro.

Il primo stralcio consentirà di riportare al suo splendore il “Viridarium”, la magnifica sala adibita alle riunioni riservate dei Chiaromonte, e di abbattere alcuni dei magazzini ottocenteschi recuperando le arcate trecentesche. Questo giardino, nel corso dei secoli, è stato fagocitato e ricoperto da magazzini costruiti nell’800 a servizio delle attività doganali. Dopo le ultime campagne di scavi archeologici sono stati liberati alcuni degli archi acuti che lo delimitavano nella sua estensione da sud-est verso il mare, sono state consolidate le fondazioni, è stata riportata alla luce l’antica pavimentazione in cotto ed è stata scoperta la grande sala monumentale “segreta”.

Il progetto generale prevede di liberare del tutto il giardino e la chiesa di Sant’Antonio Abate dalle costruzioni ottocentesche e di restaurare l’ex deposito della manifattura tabacchi che sarà adibito a spazi museali.

“Si tratta – ha spiegato il dirigente dell’area tecnica dell’Ateneo, Antonio Sorcedi un percorso di recupero di storie ancora sconosciute, che permetterà di connettere, tassello dopo tassello, il complesso monumentale dello Steri con il quartiere della Kalsa. Abbiamo concluso un primo step, un primo progetto pilota, ma l’idea è di aprire e liberare ulteriormente l’area dalle occupazioni delle fabbriche e dei magazzini per far rinascere il giardino nella sua originaria bellezza e renderlo fruibile sia dall’università che dalla città”.

“Il Munipa – ha sottolineato il presidente del Sistema museale dell’Ateneo, Michelangelo Gruttadauria – è il ‘museo dei musei’. In questo luogo, periodicamente, vengono svolte mostre temporanee che si aprono alla città per testimoniare, divulgare e coinvolgere una platea sempre più ampia di pubblico. In questo momento l’esposizione riguarda l’evoluzione nel tempo delle tecniche e degli strumenti afferenti alla didattica in diversi settori del sapere scientifico”.

Per la prima volta viene esposta l’opera di Pietro Andrea Mattioli (Siena 1501-Trento 1578) dal titolo “L’erbolario I Discorsi di Pietro Andrea Matthioli” nell’edizione del 1583, scritta in latino, edita a Venezia e stampata da Vincenzo Valgrisi. La pubblicazione rappresenta una delle più note divulgazioni di botanica del Cinquecento e, fin dalla sua prima stampa nel 1548, conobbe un grandissimo successo grazie anche alla bellezza delle curatissime illustrazioni.

Di particolare interesse anche i modelli botanici tridimensionali creati come supporto all’insegnamento dalla famiglia Brendel e realizzati a partire dal 1866 fino agli anni ’20 del Novecento. Modelli scomponibili e ideati con diversi materiali che rappresentano in maniera dettagliata e da diverse prospettive: piante, frutti, fiori, malattie della pianta e infezioni fungine. Attraverso questi strumenti utilissimi e a basso costo era possibile studiare facilmente diversi esemplari, senza essere soggetti ai tempi della natura e senza ricorrere a strumenti costosi come il microscopio.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI