Tassi azzerati ma borse in stallo|Le previsioni per la settimana - Live Sicilia

Tassi azzerati ma borse in stallo|Le previsioni per la settimana

MATERIE PRIME: petrolio a 34
Avevo appena finito di scrivere sette giorni fa (mentre il petrolio era tornato sui 50 dollari in vista del taglio della produzione dei paesi Opec) che le prospettive restavano negative e che si sarebbe potuto facilmente vedere quota 30: ebbene, il mercato si è comportato esattamente così. Nonostante il taglio annunciato nella produzione di oltre 2 milioni di barili al giorno, le quotazioni hanno ripreso a scendere velocemente e la scadenza gennaio è arrivata a quotare fino 34 dollari.

Questo è avvenuto mentre il dollaro si sbriciolava per effetto della bomba nucleare sganciata dalla Federal Reserve con l’azzeramento dei tassi e la stampa ad oltranza di nuova carta moneta per effettuare direttamente prestiti allo Stato ed all’economia. Di solito quando il dollaro scende le materie prime,incluso il petrolio, salgono in dollari per mantenere costante il prezzo nei confronti delle altre valute. Invece questa volta il crudo è crollato contro tutti, dando piena conferma alla valutazione ribassista del mercato .

I preziosi hanno seguito la correlazione inversa con il dollaro, anche se in modo molto limitato. L’Oro è salito arrivando fino all’obiettivo più volte indicato di 875-900 dollari l’oncia, ma è poi velocemente tornato indietro, mostrando al momento di non avere forza propria; lo stesso dicasi per l’argento che ha fatto livemente meglio, ma nonostante il sorpasso della resistenza a 11 dollari l’oncia non è andato oltre 11,6 per poi ritornare sotto. In perdita invece le materie prime industriali guidate dal rame che ha perso il 7% in scia alle notizie arrivate dalla Cina, dove la produzione industriale è cresciuta al ritmo più debole in oltre dieci anni a causa del collasso delle esportazioni, e questo si sta già riverberando sull’occupazione che nel 2009 ha il potenziale per tracimare in tensioni sociali.

Si conclude con : petrolio a 42(febbraio) gas naturale a 5,5(marzo) oro a 837(febbraio) argento a 10,8(marzo) platino a 856 (gennaio) palladio a 178(marzo) rame a 133(marzo).

CAMBI: maionese impazzita
Mercati valutari a nuovi record di volatilità, una specie di maionese impazzita. L’indice generale del dollaro ha perso il 3% a 81, con perdite settimanali del 4% con euro e del 6,5% con franco svizzero, mentre la perdita con lo yen è stata alla fine contenuta a -2,4%; solo la sterlina non è risucita a guadagnare con dollaro, a parte il rublo russo, che è ormai stato svalutato del 15% da inizio anno. Questi saldi finali non raccontano però che venerdì vi è stato un possente ritracciamento di circa i due terzi delle perdite che il dollaro aveva accumulato a partire dalla decisione della Federal Reserve di martedì sera. Il recupero è avvenuto venerdì, aiutato dall’annuncio del salvataggio di GM e Chrysler con un prestito ponte di 17 miliardi che tampona la situazione per 3 mesi, poi toccherà a Obama. Inoltre Paulson ha chiesto al Congresso di dare il via anche alla seconda tranche dei 700 miliardi stanziati.

L’eurodollaro è stato al centro di uno spettacolare movimento assolutamente imprevisto: la scorsa Nota parlavo di possibilità di andare a 1,37 subito, con obiettivo più ampio a 1,40. Invece è stata trattata, giovedì, la quotazione di 1,47, in una salita inarrestabile e velocissima di oltre i 10% come si trattasse del rapporto di cambio tra valute di scalcinati paesi emergenti; ed altrettanto veloce e profonda è stata la correzione finale di venerdì che ha riportato fino a 1,38 per poi concludere a 1,39. L’andamento dei cambi è un termometro della situazione,e indica chiaramente lo stato confusionale in cui versa il sistema economico e finanziario globale a causa delle politiche monetarie e fiscali totalmente erronee.

Questa settimana, a parte la bomba nucleare sganciata dalla federal reserve , è stato anche il turno dei giapponesi che hanno abbassato i loro tassi dallo 0,30 allo 0,10 altra misura puramente simbolica che dimostra la loro volontà di evitare l’apprezzamento dello yen; infatti è stata accompagnata dalla scelta di acquistare titoli di stato nipponici. Una delle grandi questioni, andando avanti, riguarda un eventuale intervento diretto dei giappnesi sui mercati valutari. Dato il rally dello yen nei mesi recenti gli esportatori hanno sentito l’impatto del medesimo ed il governo viene pressato affinchè si intervenga; ed infatti gli interventi verbali non sono mancati, sfruttando il fatto che il Giappone ha una lunga storia di manipolazioni valutarie, che l’hanno portato ad essere il secondo paese al mondo dopo i cinesi, per riserve in dollari. E proprio questo è il dilemma: intervenire significa continuare ad accumulare dollari, già eccessivi e privi di valore, in una fase di forte recessione in cui quindi non è affatto scontato che le esportazioni possano beneficiare dal semplice effetto cambio.

OBBLIGAZIONI: azzeramento dei tassi
Negli USA i futures sul tasso a tre mesi scadenza dicembre 2009 quotano 1,48% (-37 cts. rispetto a 7 giorni fa), il libor a tre mesi è sceso al 1,5%(-42 cts.) e ad un anno al 2,1%(-32 cts.); i bot a 3 mesi allo 0%(-1 cts.). I rendimenti dei bonds a 2 anni a 0,7%(+2 cts.); a 5 anni al 1,27%(-25 cts.); il decennale al 2,08% (-60cts); a 30 anni al 2,58%(-57 cts.). Crolla il differenziale tra 2 e 10 anni a 138 (-62 cts.).

Altro effetto evidente della bomba nucleare sganciata dalla Fed: caduta a livelli senza precedenti nella storia dei rendimenti sui bonds lunghi, con il decennale sceso fino al 2% ed il trentennale al 2,5%. Pensate: c’è chi si mette in portafoglio un rendimento del 2,5% lordo nominale per i prossimi trenta anni: costoro ovviamente superano per follìa di gran lunga coloro che si comprano i bot trimestrali a tasso zero. Scendono anche i tassi sui mutui a tasso fisso trentennali (-28 cts. al 5,19%) e quindicennali(-28 cts. al 4,92) e quelli a tasso variabile ad un anno (-15 cts. al 4,94%). Crolla anche il rendimento del decennale giapponese (1,23%), e degli obbligazionari dei paesi emergenti, con i bond brasiliani al 6,35% sul decennale (i messicani scendono al 5,83%), nonostante il defauilt ecuadoregno.

In Europa i tassi euribor scendono anche loro: ad un mese al 2,83% (-19 cts.) a tre mesi al 3,12%(-22 cts.) ad un anno al 3,3%(-22 cts.). I rendimenti sui bund tedeschi riscendono sia sul 2 anni al 1,83%(-38 cts.) che sul decennale al 3% (-30cts.): a differenza della situazione americana, qui si amplia il differenziale tra 2 e 10 anni (+117 cts.); il differenziale con i bonds USA si impenna a +92 cts. per il bund sul decennale, ma scende sulla scadenza a due anni (+113 cts.) sempre a favore del bund, in perfetta coerenza con il forte rialzo del cambio eurodollaro.

BORSE: stallo
Non si è risolta questa settimana la fase di congestione dello sp500 che rimane bloccato tra 818 e 919, con i principali supporto-resistenza statici rispettivamente a 848 e 916. Se il mercato continua a indietreggiare rompendo la recente serie di minimi crescenti, dopo il test a 848 deve affrontare quello di 818, che potrebbe tenere ancora una volta prolungando la fase di oscillazione laterale. Con le prossime due settimane corte, caratterizzate dalle festività natalizie e di fine anno, con i volumi in calo, questo scenario di stallo appare il più probabile. Anche perchè il rialzo è frenato dal timore di un ondata di riscatti che potrebbe colpire i fondi d’investimento con la fine dell’anno, e quindi un gennaio difficile; mentre, d’altro canto, il sostegno iperinflazionistico della Fed costituisce una forma di protezione da ulteriori forti ribassi.

Più in generale, ricapitolando ancora una volta, quello che è successo finora può essere interpretato o come una sequenza di onde a tre (a-b-c) in cui la prima si è completata a gennaio, la seconda a maggio, e la terza a novembre, e dovrebbe quindi seguire un 50% circa di ritracciamento dell’intero ribasso(1576-741); oppure come una sequenza classica a cinque onde con il minimo del primo ciclo a marzo, e in questo caso il terzo ciclo non sarebbe ancora completo e ci vuole un altro minimo prima di vedere partire il ritracciamento del 50%. Resta una lieve preferenza per la prima interpretazione. L’azione del mercato dal minimo di novembre a 741 mostra la formazione di un triangolo con minimi crescenti, ed una resistenza orizzontale in area 916 molto forte.Questo triangolo potrebbe essere una prima onda del ritracciamento cui dovrebbe seguire un ribasso prima di una terza al rialzo che solo con la rottura di 916 può effettivamente far procedere verso l’obiettivo del 50% di ritracciamento posto in area 1160.A favore di questo scenario c’è il fatto che alcuni indici settoriali ed altri mercati azionari sono in fase di rialzo più chiara: Brasile, Cina, Giappone, Hong Kong.

Perchè è ragionevole aspettarsi prima o poi un ritracciamento della metà del ribasso? perchè nel passato secolo è sempre successo così, e dopo una caduta del 50% circa delle quotazioni vi è stato un rimbalzo pari a circa la metà, prima della caduta finale che porta ai minimi veri. E’ stato così nel 1937-1942 e soprattutto nella crisi più analoga all’attuale nel 1929-1932 quando la borsa arrivò dopo il ritracciamento del 50% a perdere fino a quasi il 90% del suo valore iniziale.La principale differenza tecnica tra questi due precedenti è che nel 1929-1932 la caduta dopo il ritracciamento è stata continua per due anni di seguito, mentre nel 1937-1942 il mercato restò in una lunga fase di congestione durata alcuni anni, e solo alla fine andò a fare i minimi finali. Nel caso attuale siamo ancora in attesa pertanto del ritracciamento del 50%, se la Storia si ripete, prima della grande caduta nei prossimi anni.Il programma per l’asset 2009 è quello di aspettare questo ritracciamento per poi realizzare con la successiva discesa il rendimento atteso.

Si conclude con Dow a 8579 -0,6% ( -35% da inizio anno) SP500 a 887 +0,9%(-40%) Nasdaq100 a 1217 +1%(-42%)Russell +3,8%(-37%) Trasporti +4%( -25%) utilities -0,2% (-31%) semiconduttori -0,5% ( -48%) Broker +2,5%( -64%) Banche +0,3%( -51%).

Il rapporto tra put e call scende a 0,82 e l’indice della volatilità VIX crolla a 45(sempre elevato storicamente, ma dimezzato rispetto ai recenti massimi).

Il Nikkey giapponese a 8588 +4%(-44% da inizio anno), il Dax a 4697 +0,7%(-42%) il cac francese a 3225, il footsie inglese a 4287 spmib a 19683 e mibtel a 15206 (-46% da inizio anno, lancette dell’orologio borsistico nostrano – in termini nominali- indietro di 11 anni: chi lo avesse comprato nel 1997 e se lo fosse tenuto sperando nel “lungo termine”, oggi si ritrova con lo stesso nominale e con un valore reale che è circa un quarto). Tra gli emergenti: Brasile -1%(-39%) Russia -3% (-72%) India +4%(-50%) Cina +3,5%(-62%).

PREVISIONI: settimana natalizia
Guardando alle prossime due mezze settimane la domanda è: che tipo di azione dei prezzi vedremo? con natale e capodanno che fermano completamente i mercati, e con le chiusure di fine anno, i volumi di trading scenderanno vistosamente. E in questi casi possono succedere due cose opposte: o un azione molto fiacca in intervalli di oscillazione più o meno ristretti, oppure – vista la volatilità abnorme del recente periodo – uan volatilità ancora più esasperata proprio dalla minore liquidità dei mercati. Come dati vi sarà martedì l’andamento delle vendite di case e la stima finale del pil USA nel terzo trimestre che non dovrebbe portare a novità sostanziali; mercoledì 24 arrivano i consumi, l’indice dei prezzi al consumo, gli ordini di beni durevoli e i disoccupati settimanali; infine il 26 l’ndice di chicago.

Sul fronte dell’euro, che continuerà a dipendere dall’influenza dell’appetito per il rischio, peseranno le prospettive di crescita e dei tassi d’interesse; ulteriori commenti da parte BCE possono influenzare le attese sulla prossima mossa di gennaio, anche perchè con il suo 2,5% in un mondo di azzerati l’euro gode per il momento di un discreto vantaggio, ed occorrerà vedere se non glielo vogliono segare anche qui per favorire gli esportatori.Come dati arrivano i prezzi alla produzione e l’indice di fiducia tedesco.

http://michelespallino.blogspot.com


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