PALERMO – Nella Sicilia multirazziale del nuovo millennio può accadere anche questo. E cioè che tre immigrati, due gambiani e un senegalese, si ritrovino sotto processo per tentata estorsione. Fin qui nulla di anomalo: le minacce sarebbero state quelle tipiche di casa nostra. Insolito è ciò per cui erano finalizzate: ottenere una pecora e qualche sigaretta.
Tutto sarebbe accaduto nell’ottobre del 2014. Siamo a Borgetto, nel Palermitano, all’interno del centro di prima accoglienza “Vogliamo volare”. Alì Fati, lamin Drammeh, e Bodiang Baucar avrebbero usato parole chiare per convincere uno dei gestori della struttura a cedere alle loro pressioni. “Dacci una pecora e le sigarette, oppure ti uccidiamo”: avrebbero detto, più o meno, così. Scattò una denuncia che finì sul tavolo del pubblico ministero Bruno Brucoli che ha chiesto il rinvio a giudizio al giudice per l’udienza preliminare Lorenzo Matassa. Richiesta accolta: i tre dovranno presentarsi in Tribunale il prossimo 3 ottobre.
E la pecora? Ai tre sarebbe servita per la festa del sacrificio, Eid Al-Adha, con cui i musulmani ricordano l’uccisione di un montone da parte di Abramo in sostituzione del figlio Isacco.