Ci sarebbe una quinta azienda interessata a stringere una partnership con la Dr Motor, la società molisana chiamata a rilanciare l’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese. L’indiscrezione è di qualche ora fa e, secondo quanto riporta, “Il nuovo Molise”, l’amministratore delegato dell’advisor Invitalia, Domenico Arcuri, non avrebbe confermato ma neanche smentito. Cosa che lascerebbe ben sperare dopo la decisione delle banche di rispedire al mittente la richiesta di finanziamento avanzata da Massimo Di Risio (nella foto) per portare avanti il progetto siciliano. Da sola, infatti, la società molisana non ha le forze finanziarie: troppi debiti (67 milioni di cui 30 verso le banche in scadenza a 12 mesi), poco fatturato (16,4 milioni) a fronte dei costi (26,5 milioni), con una perdita a settembre 2011 di 11,4 milioni. Ma Unicredit, Intesa Sanpaolo e Mps sono stati molto chiari: in questo modo il piano per Termini non è finanziabile. Il primo passo da fare, secondo gli istituti di credito, è quello di una ricapitalizzazione della capogruppo per circa 20 milioni di euro. Solo dopo, la controllata Dr Industrial – il veicolo destinato a prendere Termini Imerese – potrà avere il via libera al piano per lo stabilimento siciliano, che originariamente prevedeva 15 milioni di capitale da parte di Di Risio, a fronte dei quali ottenere 82 milioni di agevolazioni pubbliche e l’accesso a 95 milioni di garanzie bancarie regionali.
Sono queste le premesse che portano a vedere l’ingresso di nuovi soci come l’unica speranza e, non a caso, la stessa Regione siciliana aveva ventilato l’ipotesi di acquisire una quota di minoranza della newco attraverso Cape Regione Siciliana, la società di private equity costituita qualche anno fa in partnership con il finanziere Simone Cimino, uscito poi di scena dopo alcuni guai giudiziari, e partecipata da Palazzo d’Orléans per il 49%. Ma su questa ipotesi pesa un grande interrogativo: la possibilità, neanche tanto recondita, che l’Unione europea blocchi l’operazione per violazione della libera concorrenza. Seppur indirettamente, infatti, l’intervento della Regione ha tutta l’aria di essere un aiuto pubblico. Ecco, allora, che sembra più credibile l’altra soluzione, ossia l’ingresso di soci privati. E tre sarebbero già noti: Tecnoprogetti, Gam Consultant e Abstract.
Intanto, però, il tempo passa. L’incontro previsto per oggi e annunciato come quello risolutore è saltato e, al momento, non c’è una nuova data: “Si tratta dell’ennesimo stop a una trattativa senza fine – ha detto Salvino Caputo, presidente della commissione Attività produttive all’Assemblea regionale siciliana – e sicuramente è un messaggio negativo che dimostra l’incapacità del governo ad affrontare il delicato problema dell’ex stabilimento Fiat. Questo rinvio aumenta ancora la preoccupazione per il futuro economico del territorio e per quello occupazionale degli operai”.
“La vicenda – commenta Maurizio Landini, numero uno della Fiom – è un caso nazionale a cui, se non ci saranno risposte in tempi rapidi, daremo visibilità nazionale con le opportune iniziative”. “Se veramente siamo davanti al fallimento – aggiunge Roberto Mastrosimone, segretario provinciale della Fiom – allora è meglio dirlo oggi. A fine anno finirà la cassa integrazione e allora sarà davvero tardi e se non viene rispettato l’accordo che abbiamo firmato a dicembre non si avvierà nemmeno il prepensionamento di 640 operai”. Molto duro il segretario provinciale della Uilm, Vincenzo Comella: “Le istituzioni si assumano le proprie responsabilità. Invitalia ha fallito nel valutare positivamente alcune offerte per il rilancio di Termini”.
Nell’attesa, a Termini Imerese, la targa che intitolava all’Avvocato Gianni Agnelli il viale che porta alla fabbrica è stata rimossa. Al suo posto ne è stata messa un’altra: “Viale Primo Maggio Festa dei Lavoratori”.