PALERMO – Dichiarazioni spontanee rese ai carabinieri in cui Totò Cuffaro fa delle ammissioni e chiama in causa Saverio Romano. Nell’inchiesta palermitana irrompe una relazione di servizio dei militari del Ros.
Secondo la Procura della Repubblica, le dichiarazioni sarebbero utilizzabili sulla base della giurisprudenza della Corte di Cassazione. In particolare di una sentenza del 2022 della seconda sezione della Suprema corte, presieduta da Alfredo Mantovano.
Queste dichiarazioni “è stato più volte ripetuto, che sono utilizzabili nella fase procedimentale, e dunque nell’incidente cautelare e negli eventuali riti a prova contraria, le dichiarazioni spontanee che la persona sottoposta alle indagini abbia reso in assenza di difensore purché emerga con chiarezza che la medesima abbia scelto di renderle liberamente, ossia senza alcuna coercizione o sollecitazione”.
Di avviso opposto sia l’avvocato di Saverio Romano, Raffaele Bonsignore, che i legali di Totò Cuffaro, Giovanni Di Benedetto e Marcello Montalbano. Tutti hanno chiesto l’inutilizzabilità al giudice per le indagini preliminari Carmen Salustro.
Il deputato e coordinatore nazionale di Noi Moderati ieri ha risposto alle domande del giudice, mentre Cuffaro ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere e di rendere soltanto dichiarazioni spontanee.
I carabinieri sono andati a casa di Cuffaro a Mondello alle 19:30 del 5 novembre scorso per notificargli il sequestro del materiale trovato nell’abitazione palermitana.
L’appalto dell’Asp di Siracusa
I carabinieri dividono per argomenti le notizie raccolte dalla voce di Cuffaro. Innanzitutto l’appalto milionario assegnato alla Dussmann dall’Asp di Siracusa.
Cuffaro, si legge nella relazione, riferiva che “aveva tentato di aiutare Marchese Mauro (legale rappresentante dell’impresa, ndr) nel vincere la gara d’appalto presso l’Asp di Siracusa perché questi in passato aveva avuto delle divergenze con l’ex direttore generale della predetta Asp tale Ficarra; a tal proposito il Marchese lamentava il fatto che Ficarra non li facesse lavorare”.
E cosi “al fine di aiutare Marchese, aveva chiesto ausilio a Caltagirone Alessandro Maria (direttore generale dell’Asp ndr) ma, a tal proposito, specificava, a più riprese, che lo stesso non lo aveva preso in considerazione, definendo comunque il proprio intervento come una leggerezza”.
Romano e “l’accelerazione”
L’ex presidente aggiungeva che Caltagirone era “un uomo di Forza Italia e, a sostegno di tale tesi, diceva che anche negli atti della Procura di Palermo era chiaramente indicato che la vera accelerazione nella gara d’appalto in questione verso la società Dussmann era avvenuta soltanto a seguito dell’intervento di Romano Francesco Saverio, tanto che specificava che la vera svolta c’era stata grazie a ‘Roma’ (intendendo appunto la posizione politica di Romano, ndr)”.
Cuffaro ha spiegato di “aver chiesto a Marchese Mauro l’aumento di ore di lavoro per due dipendenti della società Dussmann dicendo che gli stessi avevano difficoltà economiche nell’arrivare a fine mese percependo solo uno stipendio di circa 600 euro e permettendo loro di raggiungere una cifra di almeno 800 euro”.
Il concorso a Villa Sofia
Altro argomento toccato da Cuffaro e annotato nella relazione di servizio riguarda il concorso per operatore socio-sanitario all’ospedale Villa Sofia di Palermo. Il politico “riferiva di avere fatto una minchiata, che il suo intento era solo quello di favorire una ragazza e Roberto Colletti (l’allora manager ndr) era un suo amico di vecchia data”.
Il colonello “talpa”
Si parla anche del tenente colonnello Stefano Palminteri che, secondo la procura di Palermo, avrebbe rivelato a Cuffaro che era finito sotto inchiesta. Nel corso di un incontro, ottenuto tramite l’avvocato Claudio Gallina, così ha riferito Cuffaro ai militari, l’ufficiale gli “aveva detto, a suo dire millantando, della presenza di indagini sul suo conto e che la stessa cosa aveva fatto anche con l’onorevole Carmelo Pace, mettendoli anche in guardia l’uno dall’altro”.
Cuffaro aggiungeva che Palminteri “gli aveva chiesto di aiutarlo ad ottenere l’incarico di direttore generale di Gesap (la società di gestione dell’aeroporto Falcone Borsellino di Palermo)”.
Il “compiacimento” di Cuffaro
Infine “manifestava il suo compiacimento per le modalità con le quali erano state condotte le indagini in quanto minuziose e scevre da condizionamenti politici, cosa che, a suo avviso, non era avvenuta nella vicenda giudiziaria che lo aveva condotto in carcere anni addietro”.

