Bosco rischia il processo| A giugno davanti al Gup - Live Sicilia

Bosco rischia il processo| A giugno davanti al Gup

Orazio Bosco Lo Giudice, in qualità di amministratore unico della “Ita Cta S.r.l.”, avrebbe fraudolentemente percepito quattro milioni e mezzo di euro nell’ambito del patto territoriale delle Aci. Deve rispondere di malversazione ai danni dello Stato anche il fratello Concetto Albino Bosco Lo Giudice. La replica: "Tutto pagato e fatturato"

CATANIA – Nuova tegola giudiziaria per la famiglia Bosco Lo Giudice. E’ stata fissata infatti l’udienza preliminare per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per l’imprenditore Orazio Bosco Lo Giudice che lo scorso luglio fu denunciato a piede libero per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di malversazione a danno dello Stato. La scorsa estate la Guardia di Finanza sequestrò quattro milioni e mezzo di euro su disposizione del Gip del Tribunale etneo. Dall’indagine condotta dal pm Alessandro Sorrentino Orazio Bosco Lo Giudice, amministratore unico della “Ita Cta S.r.l.” avrebbe fraudolentemente percepito, nell’ambito del cosiddetto patto territoriale delle Aci, contributi e agevolazioni pubbliche stanziati dal Governo per favorire lo sviluppo economico e occupazionale di aree depresse.

La richiesta di rinvio a giudizio per il reato di truffa aggravata non è solo nei confronti di Orazio Bosco Lo Giudice, ma anche di Orazio Brischetto e Miller Gaetano, due dipendenti del gruppo imprenditoriale. Per l’accusa di malversazione a danno dello Stato il Gup Giancarlo Cascino, il prossimo 10 giugno 2016, dovrà valutare anche la posizione di Concetto Albino Bosco Lo Giudice, fratello di Orazio, e nel periodo delle contestazioni,  amministratore unico della “Ternirieti S.c.a.r.l.” e della “San Marco S.c.a.r.l.”. Sono tre le società, infatti, a cui sono imputate le responsabilità amministrative riconducibili alle condotte illecite poste in essere dai dirigenti. Si tratta della “Ita Cta S.r.l.”, destinataria del finanziamento previsto nel patto territoriale delle Aci, della “Ternirieti S.c.a.r.l.” (impegnata in appalti per opere stradali e ferroviarie in una zona di confine tra Lazio e Umbria) e la “San Marco S.c.a.r.l.” (azienda impegnata nella realizzazione dell’Ospedale nuovo San Marco di Librino).

Il sequestro preventivo di quattro milioni e mezzo di euro è arrivato al termine di una serie di accertamenti svolti dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania, che consentirono di provare che l’attività prevista nel progetto finanziato con i soldi pubblici non sarebbe mai stata svolta dalla Ita Cta srl e che soprattutto non era stata realizzata l’unità produttiva. Il progetto finanziato, infatti, prevedeva l’acquisto di macchinari, impianti e attrezzature per lavori di ingegneria edile, da allocare in una struttura logistica a ridosso delle Terme di Acireale. Struttura – come detto – che non sarebbe mai stata realizzata.

Dalle ricostruzione degli inquirenti i beni strumentali sarebbero stati utilizzati in realtà in cantieri di altre società riconducibili al gruppo. Nel dettaglio sarebbero stati ceduti o noleggiati alla Ternirieti e alla San Marco impegnate – come detto – nella realizzazione di opere pubbliche.

L’imprenditore Bosco, subito dopo il sequestro, respinse ogni tipo di accusa: “Si tratta di un investimento assistito da contributi pubblici consistente in attrezzature e macchinari edili, regolarmente acquistate, fatturate e pagate, come peraltro riscontrato dagli stessi organi inquirenti. Quello che mi viene contestato sono alcune modalità con la quale tali attrezzature a macchinari sarebbero state utilizzate”. L’imputato concluse la nota con la massima “fiducia nella magistratura”.

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