03 Dicembre 2019, 12:17
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PALERMO – Tocca a Mimmo Turano, giunto nel primo pomeriggio al Palazzo di giustizia di Palermo, raccontare ai pubblici ministeri la sua versione dei fatti. È una testimonianza chiave quella dell’assessore regionale alle Attività produttive, specie dopo che è stato sentito Gianfranco Micciché e prima dell’audizione di un altro assessore, Alberto Pierobon, titolare dell’Energia.
L’inchiesta è quella sulle tangenti che Paolo Arata e Vito Nicastri avrebbero pagato per velocizzare l’iter per la costruzione di impianti di energie alternative. Arata aveva bisogno dell’autorizzazione della Commissione tecnica dell’assessorato al Territorio per i progetti sul biometano che in Sicilia condivideva con Nicastri, il “re del vento” in affari con la mafia. I piani illeciti andarono a sbattere contro la volontà di Cordaro. È questo che emerge dalle indagini della Direzione investigativa antimafia, dalle parole e dagli Sms che lo stesso Cordaro ha consegnato al procuratore aggiunto Paolo Guido e ai sostituti Francesca Dessì e Gianluca De Leo.
Cordaro si sentiva assediato. Ad un certo punto smise persino di rispondere a messaggi e chiamate di Arata che, così si leggerebbe in un sms, gli rimproverava di essere “l’unico assessore in Italia a sbattermi la porta in faccia”. Un giorno Cordaro si ritrovò davanti, all’Ars, Arata in compagnia di Pierobon e lo congedò rapidamente con poche parole.
All’ordine del giorno della “Commissione tecnica specialistica per le autorizzazioni ambientali di competenza regionale” c’era l’autorizzazione per un impianto di biometano della Solgesta, una delle società del duo Arata-Nicastri. Di fatto Cordaro stoppò il progetto, insospettito dalle pressioni.
Il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché la settimana scorsa ha spiegato di non essere stato mai a conoscenza che dietro gli affari di Arata ci fosse Vito Nicastri. Una presenza ingombrante quella del ‘re del vento’ per i suoi trascorsi giudiziari. Dalle intercettazioni del figlio di Paolo Arata, Francesco, sembrerebbe che Miccichè fosse al corrente del ruolo di Nicastri. Così come emergerebbe che potrebbe essere stato Turano ad informarlo. Miccichè ha ribadito che nulla sapeva.
È stato il presidente dell’Ars, circostanza da lui stesso confermata, su richiesta di Alberto Dell’Utri, fratello dell’ex senatore Marcello, ad attivarsi per far incontrare Arata e Pierobon. Il funzionario regionale Alberto Tinnirello, arrestato per corruzione, ha riferito che Miccichè era presente in assessorato assieme a Salvatore Cocina e Paolo Arata. Cocina, direttore del Dipartimento regionale acqua e rifiuti, era diventato un ostacolo per gli affari di Arata e Nicastri. Miccichè ha parlato di incontro casuale.
Altro incontro è quello che il figlio di Paolo Arata, Francesco, sollecitò a Miccichè con l’assessore Turano. In effetti i tre si videro all’Ars. Miccichè lo ha definito un gesto di cortesia. È nel corso di questo incontro che Turano disse al presidente dell’Ars di non occuparsi più di questa vicenda “perché è meglio così”. Miccichè non chiese ulteriori spiegazioni. Oggi Turano, citato come testimone, sarà chiamato a spiegare i particolari del loro colloquio.
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03 Dicembre 2019, 12:17