Tutti gli danno addosso ora. Ma dov’è la novità? Non è forse questo il destino di Vladimiro Mirello Crisafulli, l’eterno Barone rosso di Enna, tornato agli onori (si fa per dire) delle cronache per un’operazione che ha mandato su tutte le furie il mondo accademico, isolano e non. All’ex senatore non bastava aver messo su negli scorsi anni una signora università nel giardino di casa, in quella Enna, altissimo e dimenticato capoluogo delle defunte province di una volta. Mirello si è spinto oltre la Kore, inventandosi la trovata delle trovate: portare a Enna la prima facoltà straniera di medicina, romena per la precisione, con annessi gli ambitissimi corsi dai quali tanti aspiranti medici restano tagliati fuori nelle università italiane a causa dei proibitivi test di selezione.
La mossa di Crisafulli, che ha in mano tanto di convenzione tra Regione siciliana e ateneo statale romeno di Galati, passa dalla sua Fondazione Proserpina e punta ad avviare due corsi, quello in Medicina e chirurgia e quello in Professioni sanitarie. Più salate di quelle italiane le tasse “ma il paragone deve essere fatto con quelle straniere, considerando anche le spese necessarie per studiare all’estero. Questa facoltà nasce proprio per evitare che i ragazzi vadano fuori”, ha spiegato Crisafulli a Repubblica.
E mentre a Enna già su preparano i corsi intensivi di lingua romena per gli aspiranti studenti, piovono sul senatore gli strali del mondo accademico tutto, che lancia anatemi gridando allo scandalo. Di fronte al coro di polemisti e indignati, la stessa Kore ha preso le distanze e anche il Corriere della Sera oggi ha riservato le sue cure a Mirello, sentenziando che “le furbizie, nel paese dei furbi, vanno a tutti i costi stroncate”. Nel pomeriggio, infine, è arrivato l’alt del ministro Stefania Giannini, che ha annunciato diffide per tutti, parlando di “ingresso a gamba tesa”. I corsi di romeno, forse, possono attendere, anche se Crisafulli non molla, forte della convenzione con la Regione.
Ci risiamo, insomma, col dagli al Mirello. Che è poi sport nazionale con una fiumana di iscritti, anche eccellenti. Lui, va detto, sembra far di tutto per alimentare la partecipazione alla suddetta disciplina. Con quel phisique, quelle pose, quel vago odore di buona cucina alimentato dal suo, compiaciuto, atteggiamento politico. Quel personaggio unico che negli anni Vladimiro il rosso s’è cucito con pervicacia addosso, con – e citiamo il vecchio rivale Claudio Fava che lo difese dagli attacchi del suo Pd qualche mese fa – “la sua esuberanza gogoliana, la panza e l’effervescenza del temperamento, la scarsa sintonia con i salotti della politica in cui è importante ciò che sembra, mai ciò che è”.
Col suo gusto per la battuta sagace, a volte allusiva, quei capelli e quelle bretelle lì, Crisafulli è sempre stato tollerato come una sorta di corpo estraneo dalla sinistra d’antan. E in effetti, un po’ originale per lo meno nel panorama dei “sinistri” siculi, Mirello lo è sempre stato, fosse solo per il fatto che lui le elezioni le vinceva. “Col maggioritario, col proporzionale e anche col sorteggio”, disse una volta. Prima di assaporare, nell’età matura, l’amaro e inedito sapore della sconfitta elettorale, quella subita come uno sganassone alle ultime amministrative, che lo videro correre per il suo partito, dopo le immancabili polemiche, con un simbolo che sembrava uno di quei marchi contraffatti, tradito da un sistema elettorale che sembra fatto apposta per far nascere alleanze contro i favoriti. E chi è mai più favorito di Mirello Crisafulli a Enna? Per lui persino i grillini superarono la loro notoria idiosincrasia verso ogni forma di alleanza, sbilanciandosi fino ad aprire alla possibilità di un endorsement “contro”, il primo della loro storia.
E sì, perché l’anticrisafullismo è requisito indispensabile per qualsiasi “nuovismo”. Anche il suo Pd pagò dazio, relegandolo tra gli impresentabili, da incensurato, ed epurandolo last minute dalle liste, dopo che i suoi sostenitori avevano affollato le primarie ennesi con tanto di pagamento alle casse dem. Persino Pif, con la sua comparsata -omaggio all’arrembante potere renziano alla Leopolda, invitò il Pd a cacciarlo “a calci nel sedere”, guadagnando punti nel ranking degli aedi della rottamazione. Un tripudio antimirelliano accolto con le consuete spallucce dall’interessato: “Ora scopro che sono tutti diventati renziani, è una specie di malattia – diceva qualche mese fa a Livesicilia Mirello, ora aspirante rottamatore di parrucconi accademici -. Io non l’ho presa, vivo a mille metri d’altezza, preferisco guardare le cose dall’alto”. Tanto dall’alto da guardare lontano. Fino alla Romania.