14 Aprile 2022, 06:00
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E se, alla fine, il centrodestra non lo volesse il sindaco di Palermo? L’idea si fa strada in più di una testa pensante. I prossimi anni saranno drammatici. Chiunque verrà dovrà confrontarsi con la pesante eredità dell’amministrazione precedente. Dovrà, cioè, far quadrare i conti, redimere l’osceno spettacolo delle salme accatastate al cimitero dei Rotoli, mettere mano a una viabilità caotica, sistemare i servizi, non affamando i cittadini… Dovrà, in una parola, amministrare, né potrà cullarsi sull’eco consolante di nessuna visione. E ve l’immaginate – ragionano quelle teste pensanti, magari malpensanti – cosa significherebbe governare lo sfascio, come biglietto da visita per le successive elezioni regionali?
Sarà, effettivamente, una suggestione un po’ azzardata. Ma, nella prassi, sarebbe un movente capace di incastrarsi nell’impazzimento di una coalizione. Che potrebbe vincere, sfruttando una semplicissima propaganda sui guai sedimentati che ogni palermitano conosce. Che, tuttavia, si divide, nella impossibilità di trovare, se non una sintesi, un canovaccio comune, tra Palazzo d’Orleans e Palazzo delle Aquile. E che quindi – comunicato politicamente belligerante dopo comunicato politicamente belligerante – pare quasi che voglia perdere, preferendo la sconfitta di tutti alla vittoria di qualcuno.
Sarebbe tutto più chiaro se chi deve cercare di decifrare i dispacci delle rispettive fazioni potesse focalizzare le spaccature tra i partiti. Qui siamo nell’epicentro degli sgambetti all’interno dei partiti. La Lega candida Scoma? E ci sono leghisti che – lo sussurrano in via confidenziale, per carità – preferirebbero altro. Forza Italia candida Cascio? E ci sono compagni di viaggio che, per usare un eufemismo, non lo amano, anche se oggi la dilaniatissima Forza Italia dovrebbe ufficializzare la sua candidatura. Lagalla? ‘Quello della fuga in avanti’. Varchi? ‘Nemmeno lei è convinta di volere fare il sindaco, è giovane, si brucerebbe, ma è stata catapultata da Giorgia Meloni…‘. Tutti sussurri ascoltati, nel confessionale del taccuino chiuso, che si riferiscono, senza indicare ‘il peccatore’, per sottolineare il peccato. La sostanza di una comunità che sta dando una prova agghiacciante di sé. Che sta tradendo il suo popolo. E che dimostra scarsa attenzione per una città che tutto può essere, fuorché una pedina di scambio.
Pure la giornata di ieri è stata esemplare per narrare il caos niente affatto calmo che, ormai, regna sovrano. Francesco Cascio dichiara a LiveSicilia.it di sentirsi, di fatto, a un passo dall’investitura, ‘unitaria’ (ci mancherebbe). Subito dopo, con una nota, scende in campo Nino Minardo per la Lega: “Siamo al lavoro con Scoma per dare a Palermo un’amministrazione finalmente all’altezza e non si può più tornare indietro: crediamo nell’unità della coalizione e chiediamo agli alleati di sostenere la nostra proposta”. Subentra Lorenzo Cesa per l’Udc: “L’Udc è pronta a sostenere con grande convinzione Lagalla, ex rettore dell’Università del capoluogo siciliano. Mi auguro che su questo nome, espressione peraltro della società civile ci sia una convergenza di tutto il centrodestra”. Tutti, mentre auspicano la compattezza e mandano cartoline rasserenanti, sanno benissimo di presentare lo scenario opposto. Una comunità lacerata, appunto, che nemmeno più riesce a fingere di non essere tale.
I giorni che avrebbero dovuto ricostruire il perimetro di un’intesa sembrano, quindi, segnare una rottura non facilmente ricomponibile che potrebbe preludere a un ‘tutti separati e ognuno per sé’, dopo le affermazioni polemiche di Gianfranco Miccichè, numero uno di Forza Italia, all’indirizzo del presidente della Regione, Nello Musumeci, con annesse repliche. Né è passata inosservata la sponda di Luca Sammartino. Il gioco su Palermo, nelle dinamiche del centrodestra, sembra quasi un riflesso sbiadito del gioco più grande per la Regione. Il peccato più imperdonabile. Come potrebbe salvare Palermo chi non l’ha scelta come prioritaria e assoluta missione?
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14 Aprile 2022, 06:00