Palermo, la mossa di Miccichè chiama in causa Salvini e Berlusconi

Palermo, la mossa di Miccichè chiama Salvini e Berlusconi

Le parole del numero uno di Forza Italia. Le polemiche. E gli appuntamenti romani.
PALERMO 2022
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La mossa di Miccichè, con la sua dardeggiante reprimenda contro Musumeci, ha delle evidenti ricadute nella partita per il sindaco di Palermo. L’intervento dal ‘Vinitaly’ arriva in un frangente in cui il centrodestra stava, molto faticosamente e a passo di lumaca, tentando di ricucire gli strappi per arrivare a un nome unitario (massima aspirazione, forse, ormai, difficilmente raggiungibile) o a una riduzione del danno (l’unico orizzonte che sembra possibile).

Ed ecco che piombano quelle parole che, chi sta giocando altre partite parellele, definisce: ‘irrecuperabili’: “La Lega e FdI ci hanno messo in una impasse, colpa dei capricci di Nello Musumeci che aveva detto di volere fare una sola legislatura e invece s’impunta sulla ricandidatura, questa paralisi del centrodestra è negativa. Li ho pregati di parlare solo di comunali, ma FdI insiste col via libera al Musumeci-bis. Ho detto che Fi è disponibile a risolvere il problema, chiudiamo sul candidato a sindaco di Palermo e poi per la Regione se la vedono loro”. Seguono le repliche, ovviamente dure, di Lega e ‘Diventerà Bellissima’.

Ma perché, nel bel mezzo delle trattative, il presidente dell’Ars sbotta con siffatti toni, sapendo benissimo quanto sia debole l’equilibrio complessivo delle forze a cui si rivolge, compresa la sua? Micciché, per quanto i suoi modi siano spesso teatrali, non è mai uno che parla tanto per parlare, senza un fine politico a cui tendere, accuratamente valutato.

Siamo nel campo delle ipotesi – alcune sono praticamente certezze – che hanno, però, un robusto aggancio con la realtà. Miccichè parla per tentare una prova di forza e spingere al massimo sulla candidatura di Francesco Cascio, che si può raggiungere, purché ci sia la distinzione – da lui invocata – tra Palazzo delle Aquile e Palazzo d’Orleans. Una strategia per scompaginare un’eventuale intesa Lega-Fdi con Francesco Scoma a Palermo e Nello Musumeci alla Regione. Oppure, Miccichè parla perché ha capito che il famoso amalgama è una chimera, perciò, in un contesto in cui stanno per volare gli stracci, ha deciso di partire per primo e di prendersi un vantaggio. O ancora: Miccichè parla di Musumeci perché la dilaniata Forza Italia intenda. Le cose, probabilmente, stanno insieme.

Oggi ci dovrebbe essere un colloquio tra Matteo Salvini e la coppia Ronzulli-Tajani per Forza Italia. Uno scambio propedeutico a un confronto tra lo stesso Salvini e Silvio Berlusconi, stasera o domani. Un’esigenza – quella di vedersi tra i leader – che era già avvertita, ma che le dichiarazioni di Miccichè rendono urgente. Una mappa di consultazioni che, in un secondo momento, vedrebbe il coinvolgimento di Giorgia Meloni. Ed è evidente che, stando così le cose, nessuno muoverà più un passo senza un contesto definito a livello nazionale.

Il problema del centrodestra, a Palermo e in Sicilia, è difficilissimo da risolvere, perché nessuno può fare un passo indietro senza perderci la faccia, al punto in cui siamo, dando l’impressione di sottomettersi a un diktat altrui. Francesco Scoma, per la verità, invita alla prudenza: “Dobbiamo sforzarci di essere uniti, di metterci intorno a un tavolo e parlare, decidendo insieme cosa fare e chi proporre”. Un’idea politicamente saggia, ma anche una voce nel vento delle polemiche.


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