Ufficio stampa della Regione |Si pronuncia la Corte costituzionale - Live Sicilia

Ufficio stampa della Regione |Si pronuncia la Corte costituzionale

La Consulta dichiara inammissibile il dubbio di legittimità costituzionale in merito alla legge che disciplina le modalità di assunzione dei giornalisti. Crocetta: "Confermata la mia linea".

PALERMO – Nuova puntata della vicenda giudiziaria relativa al licenziamento dei giornalisti dell’ufficio stampa della Regione siciliana. La Corte costituzionale con ordinanza n. 146 ha dichiarato manifestamente inammissibile il dubbio di legittimità costituzionale relativo al comma 3 dell’articolo 11 della legge regionale 79 del 1976. Si tratta della norma che ha per lungo tempo determinato le procedure di reclutamento dei giornalisti all’ufficio stampa di Palazzo d’Orleans. La procedura di valutazione della legittimità costituzionale era stata attivata un anno fa dal Tribunale del Lavoro di Palermo. Il procedimento quindi adesso può riprendere davanti allo stesso giudice.

Si tratta della causa intentata dai due componenti più anziani per servizio dell’ufficio stampa, i giornalisti Gregorio Arena e Gianfranco Felice, che Rosario Crocetta ha sollevato dall’incarico dopo una ventina d’anni di servizio. I giornalisti hanno considerato il licenziamento illegittimo, mentre la Regione lo ha giustificato sulla base della natura fiduciaria del rapporto. I giornalisti, invece, difesi dall’avvocato Gaetano Armao, chiedono che venga riconosciuto che il loro incarico aveva tutte le caratteristiche del lavoro subordinato a tempo indeterminato.

La questione di illegittimità costituzionale riguardava la norma che disciplinava le modalità di assunzione dei giornalisti perché in contraddizione con l’articolo 97 della Costituzione, che prevede l’accesso nella pubblica amministrazione solo per concorso.. Ma la Corte costituzionale ha dichiarato la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale.

“La Corte Costituzionale – scrive in una nota il giornalista Gregorio Arena – riprendendo le argomentazioni che il professor Armao aveva opposto al giudice siciliano al momento in cui è stata presentata l’ipotesi di un ricorso alla Consulta, ha deciso di censurare la manifesta inammissibilità del ricorso. Intanto perché il processo dinanzi al tribunale del lavoro riguarda le procedure di licenziamento e non quelle di assunzione. La Corte ha sottolineato, infatti, che l’impugnativa delle norme sul reclutamento non è stata sufficientemente motivata”.

“C’è poi una questione di inammissibilità del ricorso – spiega Arena, riprendendo le motivazioni esposte dalla Consulta -. Il giudice del lavoro, infatti, chiede che sia dichiarata l’illegittimità costituzionale della norma regionale in quanto configurerebbe un rapporto di lavoro subordinato senza prevedere l’accesso tramite concorso. E d’altro canto afferma che la dichiarazione di illegittimità comporterebbe la qualificazione dello stesso in termini di lavoro autonomo. Una conclusione che, secondo la Consulta, è palesemente illogica rispetto alle premesse”.

Arena esprime soddisfazione per la decisione dei giudici costituzionali, commentando: “Sembra strano da affermare, ma anche i Presidenti di Regione hanno l’obbligo di osservare le leggi. Soprattutto quelle regionali. Né possono disdegnare l’applicazione dello Statuto dei lavoratori, dei contratti di lavoro, delle norme di tutela sindacale. Né delle leggi che tutelano la onorabilità e la dignità delle persone. Non senza scadere nel penale, come è già accaduto”.

La vicenda dell’allontanamento dei giornalisti dell’ufficio stampa della Regione – erano 21, tutti inquadrati con la qualifica più alta, quella di caporedattore, assunti in gran parte in un’unica soluzione ai tempi della presidenza di Totò Cuffaro – ha suscitato un grande clamore mediatico. Che Arena ricorda nella sua lettera: “Le leggi che garantiscono la trasparenza e la comunicazione, che il legislatore del 1976 aveva qualificato come “Provvedimenti intesi a favorire la più ampia informazione democratica sull’attività della Regione” , sono diventati, nel novembre 2012, un lusso, uno spreco. Da sbandierare, come suo primo fiore all’occhiello, nel corso della trasmissione “L’Arena” su Rai1 dove Crocetta ci ha licenziati in diretta spalleggiato dal duo Giletti-Davi”.

“Ha prevalso la nostra linea difensiva che si opponeva all’incidente di costituzionalità – commenta l’avvocato Gaetano Armao, ex assessore regionale -. L’ordinanza ritiene manifestamente inammissibile la questione di legittimità costituzionale della normativa sulla base della quale i due giornalisti sono stati assunti nell’amministrazione regionale così come prospettata dal giudice del lavoro di Palermo sui rilievi mossi dalla Presidenza della Regione. Il tentativo della Regione di sottrarsi ai vincoli delle regole del lavoro pubblico, sol perché a detta del Presidente i giornalisti dell’ufficio stampa non erano abbastanza ‘vicini’ alle sue posizioni, e’ così naufragato. Adesso al giudice competente le determinazioni per la corretta qualificazione del rapporto di lavoro e la reintegra”.

Crocetta ha più volte parlato pubblicamente della vicenda dell’ufficio stampa. Nel gennaio scorso, durante la trasmissione TeleCamere, il presidente aveva parlato di “un magistrato che ha sollevato l’iconstituzionalità della legge siciliana. Così adesso non so con quale legge assumere i nuovi addetti stampa”. Dalla fine del 2012 la Regione in effetti non è dotata di ufficio stampa. In merito sia il sindacato sia l’Ordine dei giornalisti hanno mosso critiche al governatore.

La dichiarazione di Crocetta
“La Corte costituzionale conferma quanto abbiamo sempre sostenuto cioè che il rapporto di lavoro dei giornalisti dell’ufficio stampa non era subordinato, tesi tra l’altro confermata dalla Corte dei Conti”. Lo dice il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta. “Del resto è lo stesso principio adottato per gli stabilizzati dell’Assemblea siciliana – aggiunge – i loro rapporti si esauriscono con lo scioglimento dei gruppi parlamentari. Così quei contratti dei giornalisti si esaurivano a ogni rinnovo elettorale, poi se sono stati rinnovati dagli ex governi questo è un altro discorso”.

 


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