Alle nove di sera l’aria buona di Mondello ha ridato un sogno di normalità alla scena. C’è un grosso coso a forma di camion sulla spiaggia, franato in mezzo agli ombrelloni gialli che danno sulla piazza e sembrano girasoli in pennichella notturna. Ma non mette paura. Pare una balena bianca arenata nella sabbia, col muso rivolto al mare. Tutto sereno, tutto tranquillo, dentro l’increspatura onirica dell’illusione.
Puoi rivederli – se riavvolgi il nastro della narrazione – insieme per l’ultima volta, nonna e nipoti. Loro, i bambini, stavano giocando, ridevano e non hanno visto il lupo di lamiera con la sua bocca vorace e veloce. E’ stata la nonna a sacrificare la sua vita per salvarli. Le nonne hanno un olfatto speciale. Sentono l’odore, prima di vedere il lupo. E agiscono risolute.
Poi, l’aria tersa di Mondello non basta più. L’illusione si frantuma. Dura sparuti attimi di sollievo. La terribile realtà raccontata da cronisti ed agenzie prende corpo. Contraddice la leggerezza. L’Ansa – qualche ora prima di questa tenera serata di Mondello – aveva battuto il suo preciso dispaccio di morte. Grassetto all’inizio, per ascoltare meglio: “E’ stata la nonna a salvarli, facendoli scansare mentre sopraggiungeva il Tir impazzito che ha travolto la donna uccidendola. E’ questa la prima ricostruzione dello spaventoso incidente avvenuto nel pomeriggio sulla spiaggia di Mondello, dove la motrice di un autorimorchio è finita su un bar del litorale, dopo avere rotto i freni, seminando morte e terrore. La vittima è una donna di 69 anni, Maria Claudia Pensabene, che è riuscita miracolosamente ad allontanare, un attimo prima di essere falciata dal pesante automezzo, i suoi due nipotini, di uno e tre anni”.
Al Tir c’era un disgraziato uomo di 36 anni, non un lupo cattivo professionista. Uno che si è trovato nei panni orrendi del carnefice senza volerlo, senza averlo scelto. L’inchiesta appurerà perché.
La sera si fa via via più intensa e popolata. Sulla palizzata bianca spezzata dalla motrice si appoggiano le braccia dei curiosi che hanno oltrepassato la striscia rossa, il friabile confine posizionato dai vigili urbani. Il Tir è una macchia latte nel giallastro degli ombrelloni divelti. Nessuna estare sarà mai più la stessa qui. Né basteranno i mazzi di fiori per riempire la fossa del dolore. Uno sfaccendato chiede a un simile: “Secondo te c’è ancora il corpo?”. L’altro sfiata un significativo: “Boh”, con un principio di Ceres. Bevono birra. Ridacchiano. Si allontanano. Altri visi sono stirati dalla tensione. Qualcuno scatta foto col telefonino. No, non sarà mai più la stessa estate.
Qui i bambini giocavano. Qui la nonna è morta. C’è sempre una nonna che corre, che viene a salvarti dalle fauci del destino in ogni bosco e con ogni tempo. Maria Claudia si è sacrificata per amore dei suoi nipoti. Sarebbe giusto ribattezzare questa fetta di mare e di spiaggia col suo nome, senza scordare il cielo. Piantare un fiore e chiamarla per sempre “La casa della nonna Maria”. Ma quanto male fa il morso del lupo cattivo.