PALERMO – Il ministro dell’Interno Angelino Alfano spedisce un capolavoro di Gian Lorenzo Bernini alla Sagra del Mandorlo in Fiore, nella “sua” Agrigento. E scoppia la polemica. Si tratta del Salvator Mundi, scultura conservata nella basilica di San Sebastiano fuori le Mura a Roma. Che ricade proprio nella giurisdizione del capo del Viminale, in quanto tale al vertice del Fondo edifici di culto, cui l’opera appartiene.
A sollevare il caso, nella pagine del quotidiano “la Repubblica”, è lo storico dell’arte Tommaso Montanari. Che attacca senza mezzi termini la scelta di Alfano, “uno che smista i Bernini come fossero casse di mandorle”. Montanari sottolinea tutti i rischi connessi al trasferimento del Salvator Mundi, opera di “straordinaria fragilità che dovrebbe muoversi il meno possibile, e in soli casi di eccezionale spessore culturale”. E non certo per quella che lo stesso storico dell’arte definisce una “sagra paesana”. Senza troppi giri di parole, Montanari sostiene che se Alfano ha deciso di spostare un capolavoro come il Salvator Mundi ad Agrigento è perché, oltre ad essere la sua città natale, è anche il suo “collegio elettorale”.
Prova a spegnere le polemiche il sindaco Lillo Firetto. Che spiega come la decisione del ministro Alfano scaturisca da una richiesta dello stesso primo cittadino agrigentino. Ad ospitare il Bernini sarà la chiesa del Santo Spirito a partire dal 20 febbraio.